Suona la sirena,ecco il quarto ponte

Una nuova presenza s'impone sul Canal Grande. E il colpo d'occhio cambia. Come in un enorme meccano i conci s'incastrano al millimetro «Operazione perfetta» 
Il quarto ponte sul Canal grande
Il quarto ponte sul Canal grande
Bacino di Santa Chiara, ore 14.32: tre colpi di sirena e il botto di un tappo di champagne stappato dalle maestranze annunciano che la grande operazione è conclusa. Il Quarto ponte sul Canal Grande è al suo posto, e fa bella mostra di sé con il suo scheletro rosso a forma di dinosauro. Nuova via di collegamento tra piazzale Roma e Santa Lucia, senza passare per gli Scalzi. Dopo undici anni di progetti, ritardi, aumenti dei costi e polemiche, l'iter per il trasporto e il montaggio della grande struttura lunga 90 metri si è concluso a tempo di record. Il sindaco Cacciari, da cinque ore attento controllore dei lavori sotto l'arcata del ponte, dal lato di Santa Lucia, si toglie l'elmetto e si lascia andare a un gesto liberatorio. Si abbracciano i tecnici e i responsabili della ditta, dalle rive assiepate di gente sale qualche applauso. «E' andata, sono stati tutti bravissimi», sorride l'assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz.

Il Ponte di Calatrava non è più soltanto l'oggetto virtuale delle polemiche. E' lì, al suo posto, nuovo segno dell'architettura moderna all'ingresso della città storica. Con la sua arcata elegante che in parte nasconde la cupola di San Simeon Grande. «Ma quando sarà finito sarà ancora più bello», dice quasi commosso il responsabile del procedimento, l'ingegner Salvatore Vento. I marmi, la trachite i cristalli Saint Gobain - insieme alle luci - saranno montati in ottobre-novembre. Il ponte sarà inaugurato entro l'anno.

Operazione da manuale, quella di ieri, che ha consentito di rispettare al minuto i tempi previsti. L'arcata centrale del ponte, pesante 250 tonnellate, è stata «appoggiata» sui due conci laterali in poco più di mezz'ora. Era stata sollevata dai potenti martinetti installati sulla chiatta Susanna, e poi fatta calare con una manovra coordinata e controllata dal computer. Ma anche dalle corde e dall'occhio degli operai a bordo delle chiatte d'appoggio Sparviero e Santa Marta.

«Tutto è andato perfettamente», commenta soddisfatto l'ingegnere Hermes Redi, responsabile della sicurezza, «del resto la manovra era stata provata più volte a terra, in banchina a Marghera. Qui eravamo sull'acqua, ma tutto era stato predisposto al millimetro». Lo spostamento massimo fatto registrare dall'enorme chiatta durante le operazioni di montaggio è stato di 2 centimetri. Un nulla. Merito del progetto elaborato dall'ingegner Romaro e coordinato da Ruggero Bernini, responsabile tecnico della ditta Fagioli. Come un grande meccano, il pezzo centrale del ponte, un'arcata lunga 56 metri, è stata sollevata e posizionata a fianco dei due conci già installati sulle fondazioni. Alle 12.50 è cominciata la delicata manovra di appoggio. Con l'ingegner Giorgio Romaro e sua figlia Chiara in cima allo spezzone, a dirigere e quasi a incanalare con le mani la pesante arcata sulle guide. Al loro fianco, l'assessore Rumiz.

Qualche minuto di sospensione, poco dopo le 14, per controllare che le distanze fossero quelle previste. Poi l'arcata è stata appoggiata sulle due torrette. Che, una volta concluse le saldature e l'inserimento dei tasselli saranno smontate, lasciando libera la visuale sotto il ponte.
Nel pomeriggio il ponte è stato «liberato» dai martinetti, due minuti prima delle 16. E nella notte il convoglio vuoto è tornato verso Marghera.

Da quasi un secolo Venezia non aveva un nuovo ponte sul Canal Grande. Gli ultimi erano stati quelli degli Scalzi - opera dell'ingegnere capo del Comune Eugenio Miozzi - e quello «provvisorio» in legno dell'Accademia, che aveva sostituito l'ottocentesco ponte in ferro di Neville.

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