Sublagunare, sì del Comune. «Se non paghiamo»

Albonetti: «Subito al lavoro, altrimenti Ca’ Farsetti dovrà dare 5 milioni alle imprese»
Sublagunare: si fa o no? «O il Comune - promotore del project financing - liquida alla cordata di imprese i 5 milioni spesi sinora in progetti e studi preliminari, oppure manda avanti il programma finanziario e dà il via ai lavori. Serve una posizione chiara della giunta», incalza Massimo Albonetti, presidente della Camera di commercio. Pronta la risposta dell’assessore Mingardi: «Abbiamo lavorato per migliorare il progetto e la convenzione, chiarendo che il Comune non intende investirvi 1 euro, avendo altre priorità: se lo Stato finanzierà l’opera e alla gara parteciperanno imprese disposte a coprire il 47% dei costi, la sublagunare si farà».


A questo punto, dunque, è solo questione (non da poco) di soldi e con la crisi che corre, in pochi credonoche il governo metterà mano al portafoglio per la metropolitana lagunare.


Questo uno dei passaggi del convegno promosso ieri all’hotel Monaco da Il Circolo - associazione di area Pdl - per spingere l’acceleratore sul progetto di sublagunare Tessera-Venezia, partito nel 1999, con il protocollo firmato dal sindaco Cacciari e dall’allora presidente della Ccia, Marino Grimani. Opera amata e criticata al pari del Mose. Il centrodestra rilancia il progetto e trova sponda convinta in alcune anime del centrosinistra - come Valter Vanni e Roberto D’Agostino - e un freno dalla Lega, per quanto un po’ tutti i presenti giudichino monco il «tubo» Tessera-Murano-Fondamente Nuove-Arsenale, in termini di reale ricaduta sulla riorganizzazione complessiva della mobilità veneziana.


«Nella nostra presentazione, abbiamo ripreso lo schema di collegamento da Tessera a Favaro e poi verso Marittima e Lido, fino a Pellestrina e Chioggia che la Regione ha inserito pochi giorni fa nel suo piano di sviluppo territoriale, perché è il nostro obiettivo sul quale vogliamo si esprima la città: la mobilità è fondamentale per il futuro di Venezia», osserva il consigliere Pdl, Cesare Campa. «Bisogna ragionare in termini di interscambio con l’alta velocità a Tessera e col tram», prosegue Bruno Bernardi, docente cafoscarino e animatore de Il Circolo, «ma anche di collegamento verso Chioggia».


In realtà - disegni e volontà (trasversali) a parte - non c’è al momento soluzione operativa per saldare la frattura Favaro-tram Tessera-sublagunare, né un progetto articolato che da Fondamente Nuove porti la metro al Lido e in Marittima-San Basilio (dove si attesterà il tram), percorso che pure tutti - Pdl e amministrazione di centro sinistra - dicono necessario per incidere nelle dinamiche di mobilità e flussi. L’ipotesi di spesa? Si è fermi ai 343 milioni stimati nel 2003 nell’ambito della dichiarazione dell’opera di pubblica utilità da parte della giunta Costa. «Circa 400 da aggiornare», calcola ora Albonetti.


Molte ancora le incognite, iniziando da: chi pagherà? Da project financing il 53% lo Stato il 47% i privati. «Si è persa l’occasione di partire nel 2004, quando l’opera venne inserita dal governo nel documento programmatico del Cipe con 290 milioni, 70 in più di quelli della quota statale che avrebbero permesso già allora di ampliare il percorso. Ora la crisi è pesante», stigmatizza Vanni, che si toglie più di qualche sassolino dalla scarpa con i colleghi pd: «Voglio affermare una politica di partecipazione diversa, che dice ciò che fa e fa ciò che dice».


A frenare è la Lega. «Non c’è certezza sui costi dell’opera, sul piano di finanziamento, sull’impatto ambientale, su come si vuol far arrivare la metropolitana al Lido», incalza il consigliere provinciale Vanni Anci, «e non si sono volute sperimentare soluzioni reversibili, meno impattanti e meno care come i collegamenti con l’overcraft». Nessuno pubblicamente affronta il tema della pesante relazione dei tecnici di Provincia e Regione che - sondati i fondali lagunari - hanno scoperto sacche sabbiose a «tagliare» lo strato di caranto, una ventina di metri sotto i sedimenti fangosi. «Abbiamo fatto un centinaio di carotaggi per rispondere alla Via regionale: non ci sono problemi», replica Albonetti. Interviene l’ingegner Campostrini, del Corila: «Col Cnr abbiamo fatto rilievi acustici su tutta la laguna: si tratta solo di diverse densità dei sedimenti, non c’è pericolo». Tant’è, il consigliere verde Caccia ha formalizzato la richiesta di sospendere i lavori.


Intanto - tornando ai soldi - nel corso del convegno viene fuori che Actv è tuttora proprietaria del 35% delle quote dell’Ati, azioni che la giunta comunale ha ordinato di vendere riducendole al 5% proprio nell’ottica di non mettere a rischio finanze pubbliche. «Anche Metro milano ha cercato di vendere le sue azioni e non c’è riuscita, così come Actv», spiega il presidente della Ccia. «No, abbiamo un impegno riservato ma vincolante da parte di alcuni privati - assicura l’assessore alla Mobilità, Enrico Mingardi - in questi anni abbiamo lavorato per migliorare la convenzione e ridurre a zero i rischi per le casse comunali e per migliorare il percorso, in modo tale che se lo Stato finanzierà la sua parte, il Comune potrà bandire le gare tra i privati e prevedere già in bando la chiusura del percorso verso Marittima e Lido».

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