Strage di Mestre, la Procura a caccia di vecchie denunce
I magistrati incaricano la Guardia di Finanza di cer
care negli archivi di Anas e Comune eventuali segnalazioni passate sullo stato del cavalcavia
A che punto è l’inchiesta sulla strage del pullman precipitato dal Cavalcavia di Mestre-Marghera il 3 ottobre del 2023, diventando la tomba per l’autista Alberto Rizzetto e 21 dei suoi passeggeri, turisti di ritorno da una gita a Venezia e diretti al campeggio dove alloggiavano?
Ottenuta la proroga di sei mesi delle indagini - con scadenza indicativamente a fine marzo - i pubblici ministeri Laura Cameli e Giorgio Gava hanno dato un incarico finale agli investigatori della Guardia di Finanza: risalire indietro nel tempo, identificare di chi fosse la responsabilità della gestione ed eventuale manutenzione del cavalcavia anche nei decenni precedenti la strage, e - in particolare - verificare se negli archivi del Comune (responsabile della struttura dagli anni Settanta) e dell’Anas (per gli anni precedenti) vi siano o meno elementi che provino che qualcuno tra i dirigenti e i funzionari avesse mai ricevuto un rapporto, una segnalazione, una richiesta di intervento circa la sicurezza del guardrail e della struttura e della loro eventuale messa a norma.
Il varco
Del “varco di servizio” - un taglio di tre metri nella barriera realizzata negli anni Sessanta, quando questo genere di “varchi di servizio” erano previsti - nel quale si è infilato l’autobus precipitando nel vuoto
Sin qui, le indagini tecniche commissionate dalla Procura hanno permesso di individuare nella rottura di un perno dello sterzo, la causa dello sbandamento dell’autobus.
Si tratta di un pezzo costruito in Germania, ma assemblato negli stabilimenti del colosso cinese Yutong, costruttrice dei bus: non risultano, al riguardo, iscrizione di nuovi indagati nell’inchiesta. Ma a prescindere dalla causa tecnica che - secondo i consulenti della Procura - avrebbe fatto improvvisamente sbandare verso destra l’autobus, la procura vuole avere il quadro completo su “chi” ha avuto il cavalcavia tra le opere in custodia e sapere se mai siano stati avvisati di carenze manutentive alle quali far fronte.
Il bus procedeva a 50 chilometri all’ora quando il mondo è esploso attorno a lui per quel perno rotto, l’autista è riuscito a tenere il mezzo lungo il guardrail che pure ne ha rallentato la velocità fino a 6 chilometri l’ora. era quasi fermo, quando ha trovato il varco ed è volato nel vuoto.
Gli indagati
Al momento risultano indagati Simone Agrondi, dirigente dei Lavori pubblici del Comune di Venezia che si trova sovraordinato ai due funzionari dell’assessorato già sotto indagine: Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, rispettivamente responsabili del settore Viabilità e delle Manutenzioni del Comune.
Con loro, è indagato anche l’amministratore delegato della società La Linea, Massimo Fiorese.
Quanto a un vecchio esposto su alcuni calcinacci caduti da un cavalcavia e subito archiviato, questo - si è accertato - era relativo ad un’altra struttura.
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