Stop alle maxi-pubblicità a Venezia, appello a Bondi da tutto il mondo
E' firmato dai direttori dei maggiori musei internazionali l'appello al ministro della cultura Sandro Bondi contro gli enormi cartelloni pubblicitari che coprono le facciate degli edifici in restauro. Servono a finanziare molti restauri, ma a Venezia sono ormai ovunque: ricoprono persino il Ponte dei Sospiri

Pubblicità sul palazzo Ducale a San Marco
VENEZIA. Le maxipubblicità che ricoprono i ponteggi delle facciate dell'area marciana non sono ormai più solo un affare veneziano - tra le proteste di chi non le tollera e la difesa di Comune e Soprintendenza che le giudicano obbligatorie per finanziare i restauri dei monumenti a rischio, in mancanza di fondi pubblici - ma un caso internazionale, legato allo stravolgimento dell'immagine della città che esse determinerebbero.
Proprio nel giorno in cui Venezia ha lanciato la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2019, vengono rese note le prime, autorevolissime firme, all'appello che il Comitato di salvaguardia britannico "Venice in Peril Fund" ha lanciato al ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi chiedendogli di modificare il Codice dei Beni Culturali che consente le maxipubblicità sulle facciate dei monumenti se c'è l'autorizzazione del soprintendente competente, nel caso di Venezia quello ai Beni Architettonici e Paesaggistici Renata Codello.
Tra i primi firmatari dell'appello - ma la raccolta continua e verrà estesa anche ad altri settori del mondo della cultura - ci sono infatti alcuni tra i maggiori direttori di musei del mondo. Dicono infatti no alle maxipubblicità su Palazzo Ducale e monumenti marciani, il direttore del British Museum di Londra Neil MacGregor, quello del Museum of Modern Art di New York Glenn Lowry, e ancora il direttore dell'Hermitage di San Pietroburgo Mikhail Piotrovsky, quello del Victoria and Albert Museum di Londra Mark Jones, il direttore del Museum of Fine Arts di Boston Malcom Rogers, quello del Museo di Dresda Martin Roth, il direttore del Moderna Museet di Stoccolma Lars Nittve e infine sir Norman Foster, il maggior architetto britannico e uno dei più importanti a livello mondiale.
«Solo dieci anni fa - si legge nell'appello del Venice in Peril Fund firmato dai direttori di musei - Venezia era una città senza maxipubblicità. Ora esse stanno proliferando e colpiscono la vista, rovinando la visita di una delle più straordinarie creazioni dell'umanità. La loro grandezza fa sparire i meravigliosi dettagli e le proporzioni degli edifici e ora le pubblicità sono anche illuminate, in modo da non poter fuggire dalla loro vista neppure di notte quando sono le luci più abbaglianti della città anche da lontano».
Il Comitato britannico ricorda che neppure dopo la grande alluvione del 1966, quando la città aveva un disperato bisogno di fondi per la sua salvaguardia monumentale, si è mai ricorso a queste forme di finanziamento e che vanno perciò trovati dei canali alternativi che rispettino però l'identità e la fragilità della città.
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Il "Venice in Peril Fund", infine, ricorda al ministro Bondi che Venezia è uno dei siti Unesco che fanno parte del patrimonio dell'umanità e che un precedente governo italiano, accettando la nomina, aveva dato garanzie sulla protezione perpetua della natura della città. Lo stesso Codice dei Beni Culturali formalmente vieta le maxipubblicità sui monumenti, lasciando però al soprintendente il potere di autorizzarle «quando non derivi danno all'aspetto, al decoro e alla pubblica fruizione di detti edifici ed aree». E di ciò si discute.
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