"Stop ai nuovi hotel in città"

Gli albergatori: "Il Comune faccia come per i kebab". Il lungo ponte ha lasciato vuoto un posto letto su tre. In otto anni l’offerta è raddoppiata, ma l’occupazione è crollata
L’Ava chiede al Comune di sospendere almeno temporaneamente l’apertura di nuovi alberghi e affittacamere in città: «L’hanno fatto per i venditori di kebab, potrebbero ben intervenire: l’offerta di posti letto è oggi del 35-40% superiore all’offerta».


Nel pieno del lungo ponte dell’Immaccolata che ha lasciato vuoto un posto letto su tre - e in vista di un Capodanno che aspetta il last minute per rimpinguare prenotazioni oggi carenti - il direttore degli albergatori veneziani, Claudio Scarpa, fa un po’ di conti ed avanza alcune richieste al Comune.


Il clima pre-elettorale non è ininfluente, per cercare impegni da parte delle forze politiche?

«Ci sono due diverse richieste, per le due anime della città», incalza Scarpa, «per Venezia è quella di intervenire sul piano regolatore per bloccare i cambi di destinazione d’uso nella città storica, per la terraferma è invece quella di dare corso alla rottamazione - che ci era stata promessa - degli alberghi che si trovano nel centro città, spesso schiacciati dalla concorrenza delle grandi strutture che stanno sorgendo, e ancor più sorgeranno, in gronda lagunare».


Gli albergatori si rendono conto di sparare alto?

«So bene che gli interessi in gioco sono altissimi, iniziando da quelli del Comune», prosegue Scarpa, «che per primo - con la cartolarizzazione - fa cassa vendendo sul mercato palazzi pubblici, valorizzati con il cambio di destinazione ad uso alberghiero. Ma il mercato è ormai saturo: dal 2001 ad oggi i posti sono moltiplicati del 100% e già tra il 2001 e il 2006 - prima della crisi attuale e proprio in conseguenza dell’aumento esponenziale dell’offerta - i prezzi delle camere sono diminuiti di circa il 40% e ancor più sono sceso in questi mesi, mentre il tasso di occupazione annuale è del 60-65%, dieci punti inferiore al 2000. I prezzi sono al limite, rischiano di non garantire più la qualità e certamente si sono già scaricati sul mercato del lavoro, in tempi così difficili: migliaia di stagionali non sono stati assunti - quest’anno - e per contenere i costi, si tende sempre più ad esternalizzare a coopertative i servizi».


La proposta concreta avanzata a Ca’ Farsetti dagli albergatori veneziani è, dunque, quella di fare come per i venditori di kebab e pizza al taglio e come avvenuto in altre città d’arte.
«Si tratta di congelare le nuove aperture di alberghi e strutture extralberghiere, per affermare una programmazione triennale - come hanno fatto Firenze e Roma - che valuti la concessione di nuove licenze in base alle previsioni di andamento di mercato: l’apertura della seconda pista dell’aeroposto piuttosto che l’Expo Milano o le Olimpiadi». In terraferma, invece, a soffrire di più sono le vecchie strutture ricettive nel centro di Mestre: «E’ importante che le nuove licenze concesse in gronda, servano anche per “rottamare” gli alberghi tagliati fuori dal mercato, nelle zone più vecchie e centrali della città».

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