Sorpassometro, bello e inutile. Zero multe e i tir lo ignorano
L’unica costosa telecamera si trova tra Portogruaro e San Stino E’ collegata in tempo reale al computer nelle mani della polstrada

SAN STINO. Un pannello con l’avviso: «Attenzione - tratto soggetto a rilevamento automatico per divieto di sorpasso mezzi pesanti». Una telecamera al chilometro 44,500 del tratto Portogruaro-San Stino. L’unica in tutta la carreggiata Ovest. Per trovare la sorella sull’altra carreggiata bisogna spingersi fino a Palmanova, fuori regione. Ancora nessuna multa per divieto di sorpasso dal 18 novembre, giorno d’avvio del sistema. Eppure basta percorrere l’autostrada - l’abbiamo fatto ieri per conto nostro - per assistere a decine di sorpassi tra mezzi pesanti. Il decantato «sorpassometro» è tutto qua.
I dirigenti della polizia stradale magnificano questo gioiello che Autovie Venete, mettendo mano al portafoglio, ha consegnato nelle loro mani. I camionisti lo chiamano volgarmente «sorpassometro». Il suo vero nome è sistema Giada (Genetic intelligent adaptive analysis).
Come funziona.
Basta un semplice computer portatile a bordo di una pattuglia della stradale e il sistema è in grado di svolgere una serie di funzioni. Mostrare live quello che succede sul tratto dove si posa l’occhio della telecamera. Scaricare ogni giorno la lista delle targhe dei mezzi pizzicati in divieto di sorpasso. Assistere in diretta alla violazione e prepararsi a intervenire per contestare l’infrazione.
Pullman.
Per il momento l’unico parametro impostato è il controllo dei sorpassi dei mezzi superiori alle 12 tonnellate in un tratto di circa cento metri a poco meno di due chilometri dal casello di San Stino, direzione Venezia. Dopo una settimana d’esercizio il sistema Giada ha pizzicato in sorpasso solo alcuni autobus. Ma il divieto non li riguarda. Le loro targhe vengono registrate, poi considerate «falsi positivi» e quindi cancellate.
Multe.
Ma cosa succederebbe nel caso, prima o poi, un camionista distratto si mettesse in testa di sorpassare un altro tir proprio su quei cento metri vietati? Sul pc della Polstrada scatterebbe un allarme. A quel punto alla pattuglia, verosimilmente parcheggiata a valle, sulla prima area di servizio in direzione Venezia, basterebbe attendere il camionista che ha commesso l’infrazione per fermarlo, comminargli una sanzione da 143 euro e, soprattutto, ritirargli la patente. Cosa, quest’ultima, estremamente difficoltosa nel caso di camionisti stranieri a cui non venga contestata subito l’infrazione.
Fenomeno.
Il sistema Giada, di per sè, è potenzialmente fenomenale. Un gingillo tecnologico che si presta a svariate applicazioni sul fronte del monitoraggio del traffico e delle sanzioni. Ma per il momento i camionisti se ne fanno beffe: sembra il classico soprammobile inutile e costoso. E tale è destinato a rimanere se all’unica telecamera non se ne aggiungeranno altre. «Il nostro obiettivo è fare prevenzione - precisano i dirigenti della Polstrada -. Non ci interessano le multe, ma fare in modo che i bisonti della strada non violino il codice rischiando incidenti stradali».
Bocciato.
Sorpassometro bocciato su tutta la linea anche dagli operatori della polizia stradale. «E’ una presa in giro - sbotta Diego Brentani (Siulp) -. Spendere decine di migliaia di euro per controllare cento metri di autostrada significa buttare i soldi, non investire in sicurezza. E’ la solita bufala all’italiana. L’ennesima testimonianza di come si voglia fare operazioni d’immagine, puro marketing, anzichè intervenire concretamente».
Sicurezza.
In un recente convegno sulla sicurezza stradale Brentani, a proposito delle lacune relative a quel tratto autostradale, aveva sollecitato le autorità a impegnarsi almeno su due fronti: l’adeguamento alle norme di sicurezza e la realizzazione di aree di sosta attrezzate per i tir che, allo stato, non esistono. Infine era stato chiesto di rinforzare gli organici della Polstrada in vista dell’apertura del Passante. «Abbiamo strappato una promessa di alcuni aggregati - ricorda Brentani - quando la necessità sarebbe di almeno 20 uomini. Ecco dove chiediamo di investire: caserma e uomini, non marketing».
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