Solo il 5,8% chiede di detassare gli straordinaricosì la produttività non è più in cima all’agenda
I due anni di Governo Prodi, caratterizzati dalla difficoltà di mettere in atto le necessarie e non più rinviabili riforme strutturali per restituire competitività al sistema Italia, sembrano avere ancor più messo in luce la necessità di dare corso ad un vero e proprio rinnovamento complessivo del Paese. Nonostante questa evidenza le classi dirigenti del Veneto, interpellate per il periodico sondaggio One realizzato dalla Fondazione Nord Est su circa 100 testimoni privilegiati della regione, definiscono attorno ad alcuni temi le priorità su cui il prossimo Esecutivo dovrà impegnarsi con precedenza assoluta.
Volendo tracciare la rotta del nuovo Governo circa le aree di intervento su cui agire con maggiore tempestività, ad ottenere i primi posti in classifica sono il risanamento dei conti pubblici (23%), così come raccomandato di recente dalla Banca Centrale Europea a tutti gli Stati membri, il fisco (14,9%), la riforma in senso federalista dello Stato (11,5%) e il lavoro (11,5%). Per quanto riguarda i conti pubblici, l’Italia ha l’impegno del pareggio di bilancio entro il 2011. Questo obiettivo potrà essere raggiunto con un’azione contestuale dal lato delle entrate e da quello delle spese, senza dimenticare la lotta all’evasione fiscale. Ponendo attenzione anche alla seconde e alle terze scelte, si coglie come esistano anche altri importanti ambiti di intervento con cui la squadra del premier Berlusconi sarà chiamata a confrontarsi nel prossimo futuro. Come seconda scelta, oltre al fisco, il 12,6% segnala quali aree su cui puntare per restituire competitività al paese il tema energetico e quello relativo alla scuola e all’università. Mentre, come terza scelta 1/4 degli intervistati propone il tema delle infrastrutture, vincolo di assoluto rilievo per tutto il sistema economico e produttivo italiano.
La necessità di recuperare fattori competitivi è oggi quanto mai stringente se, come indicato dal Fondo Monetario Internazionale, le previsioni di crescita del Pil nazionale si attestano per l’Italia nel 2008 ad un modestissimo 0,3%, seppur considerato eccessivamente pessimistico da parte del Governatore Draghi. Nel corso della breve campagna elettorale i dibattiti e i programmi politici sullo sviluppo economico avevano dato ampio spazio al tema del recupero di produttività, tuttavia tra le urgenze in campo economico, individuate dal panel veneto, questo aspetto resta in secondo piano, superato dall’esigenza di attenuare i carichi fiscali e contributivi che gravano sulle imprese. Infatti, il 20,7% indica come priorità assoluta un’ulteriore riduzione del costo del lavoro e il 19,5% come seconda scelta l’alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese. Con riferimento solo alla prime scelte, l’altro aspetto ritenuto prioritario è legato allo snellimento della burocrazia (19,5%) che le aziende italiane, soprattutto se di piccole dimensioni, considerano un vero e proprio vincolo per le diseconomie che crea all’impresa in termini di tempo, di risorse umane e finanziarie e nel confronto con coni sistemi produttivi di altri paesi europei, avvantaggiati da un apparato pubblico rinnovato e in grado di fornire servizi di alto livello. Sempre in relazione alle scelte primarie, altri due temi raccolgono una certa quota di consensi (13,8%): da un lato, il sostegno ai consumi nazionali per restituire maggiore vigore alla domanda interna che negli ultimi anni si è mostrata particolarmente debole; dall’altro, la lotta all’evasione fiscale. Per quanto riguarda la possibilità di incrementare la produttività, i due interventi proposti raccolgono quote modeste di adesione: solo il 5,8% degli interpellati considera come priorità assoluta la detassazione degli straordinari o gli sgravi fiscali per le imprese che investono in ricerca e sviluppo (quest’ultima possibilità raccoglie però il 18,4% delle seconde scelte).
Infine, si è cercato di individuare se e con che presupposti la riforma della legge elettorale, oggetto di critiche bipartisan nei mesi scorsi, abbia ancora posto nell’agenda del prossimo Governo, una volta superata la prova di saper dare una maggioranza certa al Parlamento. La semplificazione del panorama politico avvenuta in seguito alle recenti elezioni e la vittoria certa di una delle due principali formazioni non ha totalmente cancellato il giudizio negativo sul sistema elettorale vigente. Infatti, complessivamente l’89,1% ritiene necessaria una sua modifica. Tuttavia, se il 36,1% ritiene che tale procedimento debba essere avviato immediatamente, la maggioranza assoluta (53%) sposa l’ipotesi che il rinnovo della legge elettorale debba seguire e completare un complessivo progetto di riforma costituzionale.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video