Se Müller ci condanna alla tv

Il direttore della Mostra Marco Müller è stato categorico: «Basso livello? Questo è il meglio che c’è al mondo, vi sfido a trovare di questi tempi film superiori a quelli che ho portato qui». Lì per lì si pensava tutti alla Mostra-vetrina, alla passerella dei venti film in concorso. Ma poi un altro pensiero ci ha lentamente, inesorabilmente attanagliato: Müller ci presenta una situazione dalle conseguenze apocalittiche. I suoi selezionatori hanno visto quasi quattromila film, e ne hanno presi una manciata distribuendoli nelle sezioni. Magari si poteva fare qualche scambio, qualche inversione, ma la sostanza non cambia: di quasi quattromila, un pugno, e non sembrano diamanti. Il pensiero che ci attanaglia è: e dopo la Mostra? C’è un autunno di cinema, un inverno di film, una primavera di multisale. Cosa vedremo? Se Müller ha fotografato il deserto cinematografico, cosa dobbiamo aspettarci nei weekend di ragazzi e famiglie?
Di questo siamo atterriti, non da quello che si sta vedendo al Lido. Certo, qualcosa non era pronto, e uscirà, ma non facciamoci illusioni: perfino gli studios di Hollywood, secondo Müller, stanno partorendo solo noia.
Andremo ancora al cinema, dopo un così titolato giudizio? O ci andremo solo per constatare de visu l’annus horribilis della settima arte?
L’ottimismo si incrina, le speranze vacillano, la depressione s’insinua. Anzi, ci stende. Perchè, in fondo, è come se Müller ci dicesse: state tutti a casa a vedere la tv.
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