Scossa disastrosa, 228 morti
Distrutto il centro dell’Aquila, paesi rasi al suolo, centomila sfollati
L’AQUILA. Il terremoto è una bomba da un milione di tonnellate di tritolo che scoppia alle 3 e 32 del mattino e fa oltre 150 morti e più di 1.500 feriti. Una scossa magnitudo 5,8 della scala Richter. Il terremoto è Salvatore, un volontario, che urla «fate silenzio», per carpire dalle macerie un sussurro.
E’ Giustino Parisse, capo della redazione del Centro, che vede la casa piombare sui suoi figli, su suo padre e sua madre. E’ l’ospedale che viene vuotato in fretta perché lesionato, con i giocatori dell’Aquila Rugby che si caricano i malati in spalla, bombole comprese. Terremoto sono le mamme che si lanciano sui figli, che si sacrificano. Una inutilmente, schiacciata dal solaio sul materasso con le sue creature. L’altra che muore, ma regala la vita una seconda volta alla figlia di due anni. E sono le suore che escono dal loro convento-scuola quando le pareti vibrano e i calcinacci si staccano.
Fuori è buio, non si vede niente. Solo all’alba si accorgeranno che L’Aquila non c’è più. Immaginate una città intera che si sveglia nel cuore della notte, una città che corre per le scale, in strada, così, in pigiama, in camicia da notte, scalza. Immaginate anche una città tradita da altre scosse, più lievi, anche poche ore prima. Una città che da una settimana si è «abituata», che convive, con il terremoto. Ma che non si aspetta la bomba delle 3 e 32 perché nessuno l’ha messa in allarme.
Centomila sfollati
. Ventisei Comuni coinvolti, decine di frazioni, alcune, come Onna, cancellate. Centomila, forse di più, in fuga. Senza casa. Molti li incontri già entrando in città. Camminano in fila, senza meta, alcuni hanno una valigia, quasi tutti una coperta sulle spalle, sotto vestaglie, pigiami, camicie da notte. A sera 14mila saranno già stati inviati sulla Riviera adriatica in alberghi e camping. Gli altri attendono sotto la pioggia che si finiscano di montare le tendopoli. Altri ancora vengono ospitati nei vagoni delle Ferrovie. I più fortunati, quelli che hanno ancora un’auto, ci si sdraiano e provano a dormire.
Il viadotto slittato.
Il primo impatto con la bomba del terremoto è sull’ultimo viadotto dell’autostrada prima dell’uscita L’Aquila. E’ intatto, ma i giunti di dilatazione si sono spostati anche di 15 centimetri, ci passi solo a passo d’uomo. Allo svincolo ci sono carri funebri in fila. Allunghi lo sguardo più avanti e comprendi.
Salvatore
. Flash dall’apocalisse. Dalla polvere nell’aria, dal silenzio irreale rotto solo dal rumore circoscritto a cumuli di macerie, là dove si scava. Via Roma. Una casa è crollata, si cercano due ragazze e un ragazzo. Salvatore, volontario napoletano, è in piedi su un Bob Cat, un mini scavatore, fermo su dei cavi elettrici. Dalle quattro del mattino ha già salvato molte persone. Altri volontari sfondano una finestra. «Ora fate tutti silenzio», grida Salvatore. «C’è qualcuno? C’è qualcuno?». Sembra di sentire un lamento, ci si cala dal tetto attiguo. Salvatore si taglia con dei vetri, sangue. Lo portano via quasi a forza. «Cercate bene, c’è qualcuno». Nel pomeriggio stanno ancora scavando.
La Casa dello studente.
Via XX settembre. Polvere nella gola. All’improvviso ti si para davanti la Casa dello studente, è crollata per metà. Moltissimi ragazzi sono seduti sull’aiuola spartitraffico con le facce inebetite. Hanno calcinacci e polvere nei capelli, come gli scampati dell’11 settembre. A notte si cercheranno ancora sette ragazzi, fra loro anche un giovane palestinese di Gaza. Altri sono stati estratti vivi, di altri ancora ci sono i corpi vicino all’ospedale. I dispersi qui sono decine.
Il grido della mamma
. Arriva una mamma, vede lo sfacelo: «Oddio, noooo». Poi, ai soccoritori: «Francesco, Francesco, tiratemi fuori Francesco». Urla, si strappa i vestiti, provano a calmarla. Francesco è dell’Aquila, ma voleva stare alla Casa dello studente, con gli amici. Uno è lì. «Perché - gli urla la donna - mi dici perché siete venuti qui? Perché?».
La ragazza del miracolo
. E’ poco dopo le 3 del pomeriggio che vicino alla Casa dello studente scoppia un piccolo applauso. I volontari si abbracciano, uno piange. Francesca, 21 anni, bella ragazza bruna, è stata estratta dalle macerie viva, sotto choc, quasi incolume. Saranno sessanta a tarda sera quelli trovati vivi sotto le macerie.
Piazzale Pasquale Paoli
. Un intero condominio è crollato sopra una casa. Nel palazzone ci abitavano 25 famiglie. E’ l’una e trenta del pomeriggio. Da poco hanno tirato fuori un ragazzo di venti anni. Hanno provato a rianimarlo, ma non c’era più nulla da fare. La mattina i volontari avevano estratto da quella montagna di macerie una mamma abbracciata ai suoi due figli. Tutti morti.
Le suore.
Scuola materna e elementare, Istituto pontificio Maestre Pie Filippini. Otto suore in strada, vestaglia sulle camicie da notte e i pigiami. L’edificio ha retto. «Alla prima scossa, ci siamo svegliate ma ci eravamo abituate e non siamo uscite. Poi è arrivata quella forte, sembrava di essere in un frullatore e siamo scappate fuori. Ma era buio, tutto buio, solo quando è cominciato ad albeggiare ci siamo accorte cosa era successo».
Ospedale, Vietnam
. Sembra un film di guerra, Vietnam. I feriti sono ovunque, il piazzale alle spalle dell’ospedale è una corsia. Anziani e bambini sono su letti e barelle, in attesa c’è una colonna di ambulanze su cui devono essere caricati. I malati meno gravi sono stati fatti alzare nella notte per liberare i letti. Elicotteri atterrano in continuazione. Per i bambini c’è il Bambino Gesù di Roma già allertato da ore.
Gli angeli di Sara.
Stefania e Sara, mamma e figlia. Sara finalmente dorme, Stefania ha un sorriso sereno, graffi sul viso, un cerotto sul naso. Continua a dire: «Non era la nostra ora». E racconta: «Dormivo accanto a mio marito, è crollato tutto, io non potevo più muovermi. Sentivo Sara che mi chiamava dall’altra stanza, mio marito ha iniziato a liberarmi dalle pietre che avevo addosso e io gli dicevo “vai di là”. Ma non si poteva, il pavimento fra noi e lei era crollato». E allora? «Sara l’hanno salvata due angeli custodi. Due ragazzi che sono entrati da una finestra». Il marito è ricoverato, anche lui ferito.
Notte di sciacalli.
Nella tendopoli adibita a questura i primi arrestati arrivano all’imbrunire. Uomini che si aggiravano nelle case abbandonate.
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