Sartor chiede il fallimento della neonata Vinyls
«Pronto a fare marcia indietro se mi aiutano». Oggi blocchi e proteste dei lavoratori

Per chi aveva creduto all’imprenditore trevigiano, Fiorenzo Sartor, come «salvatore» della chimica del cloro italiana, arriva la beffa. Ieri, su indicazione del collegio sindacale, il consiglio di amministrazione della Vinyls Italia (ex Ineos) di Sartor ha deciso «di presentare istanza di fallimento in proprio». La decisione temuta da giorni è arrivata ieri sera e ha esasperato ancor più i lavoratori che presidiano da giorni la portineria del Petrolchimico. Per questa mattina sono annunciate proteste in strada, con un probabile blocco dell’accesso alla Raffineria dell’Eni delle autobotti e, di conseguenza, del traffico su via Righi e San Giuliano.
Dopo l’intervento dell’ufficiale giudiziario - che ha messo i sigilli al magazzino merci per garantire alcuni fornitori che vantavano crediti da Ineos e ora dalla Vinyls - è arrivata la decisione del cda della neonata società di Sartor che ha deciso di portare i libri in tribunale e avviare la procedura di fallimento volontario, dando incarico al professor Mauro Pizzigati di assisterla nella procedura. Una decisione attesa anche dai lavoratori e dai sindacalisti, che hanno annunciato per questa mattina nuove proteste, con il presidio della portineria del Petrolchimico e un corteo con volantinaggio - e probabile blocco o rallentamento del traffico - in via Righi fino all’entrata della raffineria dell’Eni.
Neanche davanti a questo atto, deciso da lui stesso, Sartor, padrone di una galassia di imprese specializzate, in prevalenza, in ponteggi meccanici, autotrasporto e attività immobiliari, ha però messo la parola fine alla sua contrastata avventura nella chimica.
Poco dopo la decisione di presentare istanza di fallimento, Sartor ha telefonato al sindaco Massimo Cacciari e al direttore del ministero dello Sviluppo, Mastrobuono, e ai sindacalisti dei chimici che lui «è pronto a ritirare l’istanza di fallimento» se ci saranno le condizioni finora non realizzatesi: 1) prezzi di favore da parte di Eni che lo rifornisce di materie prime e vanta nei suoi confronti un credito di quasi 80 milioni di euro; 2) aiuti economici, promessi dal ministero dello Sviluppo e dal premier Berlusconi in persona. La scelta di procedere al fallimento volontario lascia aperta la possibilità che per qualche giorno si possa ancora trovare una via per evitarlo, oppure intraprendere la strada del concordato preventivo con i creditori.
«Il consiglio di amministrazione - recita il comunicato diffuso ieri sera da Vinyls Italia spa - ha preso atto che, nonostante l’impegno profuso da Vinyls Italia, dai suoi vertici e dai suoi soci, sono venuti a mancare i presupposti necessari per la realizzazione del piano industriale, presupposti che sussistevano, invece, al momento dell’acquisizione di Ineos Italia». Il comunicato spiega che il presunto «piano industriale» di Vinyls - che però non è mai stato presentato ufficialmente né ai sindacati, né alle istituzioni locali, né all’opinione pubblica - «poggiava sul contributo di tutti gli attori coinvolti nell’operazione, prevedeva il rafforzamento strategico del ciclo cloro-pvc, asse portante della chimica di base italiana, nelle aree di Porto Marghera, della Sardegna e di Ravenna». «Un piano - conclude il comunicato - rimane valido perché fondato sugli Accordi di programma stipulati a più riprese con le Istituzioni e con altre Società, e mirante a salvaguardare e rafforzare un settore strategico per l’industria manifatturiera italiana».
In caso di fallimento compiuto di Sartor, resta la proposta avanzata dal gruppo chimico bolognese Bertolini spa, interessato a creare un polo chimico unico tra Marghera (ma solo per l’impianto del pvc), Sardegna (Porto Torres e Assemini), Ravenna e la Snia di Torviscosa.
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