San Donà, i tifosi: "Non vendete lo stadio"
Il destino del glorioso Zanutto è segnato: da domenica i biancocelesti giocano al Davanzo. Intanto alcuni industriali salvano per ora il Sandonà calcio LEGGI Zanutto, 80 anni di storia

Zanutto
SAN DONA’
. Anche il Sandonà Calcio lascia il vecchio, ma glorioso stadio «Zanutto», i cui costi di gestione sono divenuti ormai insostenibili per la società. Ma i tifosi non ci stanno all’idea di un fine vita anticipato per lo stadio, che dal 1929 ospita le gare biancocelesti. E così, al motto «Lo Zanutto è morto, viva lo Zanutto», il gruppo su facebook che dice «no» alla vendita dello stadio conta già 130 membri.
Il Comune però chiarisce: «Il futuro è la ristrutturazione del centro sportivo Davanzo». A rilanciare la mobilitazione è la notizia che le prossime due partite casalinghe del Sandonà si giocheranno al «Davanzo» di via Pertini. «Disputeremo lì le prossime due partite, poi si vedrà - fanno sapere dalla società - Avremmo tutti piacere di tornare nel nostro stadio storico, ma c’è da valutare se valga la pena di rimettere in sesto un terreno oggi parecchio disastrato, per la cui sistemazione si dovrebbero spendere molti soldi».
Intanto, dopo il contributo di mezzo milione di euro concesso dalla Regione con un emendamento del consigliere Cancian, il Comune pensa al nuovo stadio, che sorgerà dalla ristrutturazione del «Davanzo». Uno studio di fattibilità è già pronto.
«Il futuro sarà al Davanzo - conferma l’ assessore allo sport, Ornello Teso - Non può essere allo Zanutto, che è un bene che tutto il Consiglio comunale ha deciso di rendere alienabile. E’ in vendita e farà parte del progetto Porta Nord. La storia dello Zanutto non si cancella, ma non si può immaginare uno stadio in pieno centro. Con i 500 mila euro di contributo regionale contiamo di realizzare il primo stralcio al Davanzo, con la costruzione di nuovi spogliatoi, il rifacimento delle recinzioni e lo spostamento delle curve dallo Zanutto. Sarà un bene anche per il Sandonà calcio, che potrà gestire un unico impianto, non avendo più doppie spese da sostenere».
E, a proposito della precaria situazione societaria, «il Comune è presente, anche se non ne avrebbe neppure il titolo trattandosi di una società privata. - conclude Teso - Ci siamo tuttavia spesi in prima persona, con l’aiuto di Cancian, per chiedere ad alcuni industriali di darci un aiuto economico. Gli imprenditori hanno aderito: è un contributo che non dà proiezione, ma salva l’immediato».
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