Rispunta il super yacht di Raul Gardini
Iniziato nel 1991, il «Bucintoro» è rimasto incompleto. Ora è di un padovano

Si chiama «Bucintoro» e per il defunto re della chimica italiana, Raul Gardini, doveva diventare lo yacht a vela più bello e grande del mondo, con scafo in fibre speciali - le stesse usate per fabbricare, nei cantieri Tencara, il Moro di Venezia e Mascalzone Latino - lungo 60 metri. Ma dopo il suicidio di Gardini, i cantieri Tencara sono caduti in disgrazia: Stefano Gavioli li ha comprati nel 1999 e chiusi nel 2003. Così il «Bucintoro» e diventato una barca fantasma, mai completata e parcheggiata per anni davanti all'hangar della Tencara. Fino a che, nei giorni scorsi dopo un contenzioso legale tra Gavioli e il compratore - l'imprenditore padovano e politico di Forza Italia, Sergio Zancanella - è stata messa in acqua ed ormeggiata sotto il ponte strallato.
C'è chi si affida alla superstizione e sostiene che dopo la «maledizione di palazzo Dario» - l'edificio rinascimentale sul canal Grande comprato da Raul Gardini e poi venduto dalla figlia Elisabetta - la barca a vela da crociera sulla quale avrebbe dovuto solcare i mari lo stesso Raul Gardini, si può a ragione soprannominare lo «yacht fantasma». Una barca a vela superlusso, lunga 60 metri e con uno scafo resistente e veloce, unico al mondo nel suo genere. Un po' come le imbarcazioni da regata - prima il «Moro di Venezia» e poi «Mascalzone Latino» costruiti negli stessi cantieri navali Tencara di Porto Marghera - che hanno riportato l'Italia agli onori della sua tradizione marinara nell'America's Cup.
Quando Raul Gardini, nel 1991, ordinò di costruirla, decise subito di chiamarla Bucintoro, come le preziose imbarcazioni dei Dogi della Serenissima. Ma poi scoppiò Tangentopoli, Raul Gardini a luglio del 1993 si suicidò nel suo studio a Milano e il «Bucintoro» non andrò oltre la costruzione del lungo scafo.
Da allora è rimasto lì, su un piedistallo davanti al gigantesco hangar dei cantieri Tencara che dopo essere diventati famosi nel mondo per la costruzione del «Moro», sono stati acquisiti nel 1999 dall'imprenditore veneziano Stefano Gavioli - proprietario, tra l'altro, anche dell'area della Nuova Sirma, ora in liquidazione per cessata attività - che però, dopo il varo di «Mascalzone Latino» nel 2002, annunciò, improvvisamente, la chiusura senza appello di Tencara.
Nel frattempo lo scafo del «Bucintoro» è rimasto in mostra sulla banchina della Tencara ormai chiusa, sino a che si è fatto avanti l'imprenditore padovano Sergio Zancanella, che nel comune di Carceri gestisce varie attività (compresa un'azienda nautica) ed è famoso per il suo attivismo politico, prima in una lista civica e poi in Forza Italia, che lo ha portato a candidarsi (ma senza successo) come sindaco alle elezioni amministrative del 2004. Proprio in quell'anno, Zancanella decise di acquistare, per poche migliaia di euro, lo scafo del «Bucintoro», ancora parcheggiato nel piazzale dei cantieri Tencara, diventati proprietà di Giovanni Pastorino. Ma al primo tentativo di Zancanella di mettere in acqua il «Bucintoro» per portarselo via, la gru che lo doveva sollevare danneggiò la banchina. L'operazione fu sospesa, il Bucintoro restò al suo posto sul piazzale e Zancanella citato in tribunale per danni da Giovanni Pastorino. Così arriviamo al maggio del 2005, quando il contenzioso sui danni alla banchina per il trasbordo del Bucintoro - nel frattempo posto sotto sequestro - è arrivato al Tribunale del Riesame di Venezia che ha respinto il ricorso presentato dall'avvocato Giancarlo Tonetto, per conto di Pastorino, e rinviato la causa al Tribunale civile. In quella sede, i legali delle due parti sono arrivati ad un accordo che ha portato al dissequestro del Buncintoro che, solo pochi giorni fa - dopo 15 anni d'attesa - è stato messo in acqua in attesa di salpare per una destinazione ignota. Zancanella, infatti, non è rintracciabile e anche il destino del fantasma del Bucintoro resta un mistero.
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