Ricercatore veneziano crea il primo chip per computer quantistici

Alberto Peruzzo, 32 anni, ha presentato la sua ricerca su "Science". Veneziano di nascita, si è laureato a Padova. Ora lavora nel Centro di Fotonica Quantistica dell'università di Bristol. Il suo "chip" potrebbe dimezzare i tempi per arrivare a costruire "computer quantistici"
Il chip inventato da Peruzzo accanto a 1 penny
Il chip inventato da Peruzzo accanto a 1 penny
VENEZIA. E' stata condotta da un italiano in Gran Bretagna la ricerca internazionale che ha realizzato il primo chip del futuro, descritto sulla rivista Science. Un risultato che secondo gli esperti potrebbe più che dimezzare (da 25 a 10 anni) i tempi per trasformare in realtà i potenti e velocissimi computer quantistici. Nato a Venezia e laureato a Padova, Alberto Peruzzo ha 32 anni e lavora nel Centro di Fotonica Quantistica dell'università di Bristol.


"E' affascinante l'idea che i futuri computer quantistici permetteranno di simulare quello che avviene in una molecola o in una reazione chimica'', ha detto Peruzzo. ''Queste simulazioni - ha aggiunto - oggi sono difficili anche per supercomputer''. Si annuncia, cioè, un cambiamento dalla portata rivoluzionaria che, ormai in un periodo non più lunghissimo, potrebbe avere ripercussioni importanti su molti campi della ricerca, dalla comprensione di processi come fotosintesi e superconduttività. Tra le ricadute che fin da ora è possibile immaginare: una nuova generazione di celle solari, futuristici materiali high-tech e sintesi di nuovi farmaci.


Particelle a spasso
. Gli esperimenti fatti finora hanno utilizzato una sola particella di luce (fotone), che veniva fatta entrare in un percorso (nel gergo dei fisici per fare una 'passeggiata'') e compiere alcune operazioni. ''Per la prima volta siamo riusciti a far entrare nello stesso circuito due fotoni''. Se gli esperimenti con un solo fotone obbedivano ancora alle leggi della fisica classica con due fotoni si entra nel territorio della fisica quantistica.


In un posto e ovunque
. Quando i due fotoni vanno ''a spasso'' nel circuito si comportano come onde, influenzandosi reciprocamente, ma possono essere visti anche come ''palline'' e localizzate in modo preciso in un punto del circuito. ''Vale a

dire che un fotone può trovarsi nello stesso tempo in un posto e in tutti i posti'', osserva Peruzzo. E' anche possibile localizzarli nel momento in cui escono dal circuito.


Milioni e milioni di misure
. Si potranno ottenere con i nuovi chip e il gruppo di Bristol sta già pensando al futuro. ''Proveremo a ottenere chip con 3 fotoni e poi con 4, ottenendo in questo modo una potenza di calcolo che aumenterà in modo

esponenziale''. Se una passeggiata quantistica con un fotone ha 10 possibili risultati, quella a due fotoni ne ha 100, quella a tre 1.000 e così via. Poichè i fotoni che circolano nello stesso circuito sono correlati a distanza grazie a una proprietà che i fisici chiamano ''entanglement'', un solo impulso può ripercuotersi in tutte le direzioni possibili. E' come se nel chip se più calcoli venissero eseguiti in

parallelo.

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