Ricerca indipendente, appello della Capua
VENEZIA. «Facciamo ripartire la ricerca dal Veneto»: è l’appello che la parlamentare di Scelta civica Ilaria Capua, virologa di fama internazionale prestata alla politica, lancia ai colleghi veneti del Movimento 5 Stelle, gli unici che non hanno firmato la sua proposta di legge per la valorizzazione della ricerca indipendente. Senza la sottoscrizione dei deputati pentastellati la legge rischia di venire calendarizzata in aula non prima di dieci mesi, mentre se ci fosse il via libera di tutti i partiti presenti nella commissione Cultura, Scienza e Istruzione, l’approvazione potrebbe avvenire senza passaggio parlamentare in tempi strettissimi. Ed è quello che Capua vorrebbe per dare nuovo ossigeno all’asfittico mondo della ricerca. Un tema tanto decantato da destra a sinistra come cruciale, quanto relegato, nei fatti, in fondo alla scala delle priorità dei governi. La legge, che è stata sottoscritta già da una sessantina di parlamentari del Partito democratico, Forza Italia, Nuovo centro destra, Sel e Lega nord, vuole istituire la figura del ricercatore indipendente, oggi non riconosciuta dagli enti pubblici italiani. «È una svolta radicale» sottolinea Capua, «oggi un ricercatore che non sia dipendete di alcuna organizzazione e che vince un bando internazionale è costretto ad andare all’estero, perché in Italia non è riconosciuto dagli enti di ricerca pubblici. Negli altri Paesi, invece, può scegliere liberamente dove portare i soldi». La famosa fuga di cervelli, insomma. «È esattamente quello che la legge vuole evitare» incalza la parlamentare, «dieci bandi Erc, i più competitivi dell’Unione europea, sono stati vinti da ricercatori italiani e tutti sono andati a lavorare all’estero. Se potessero scegliere un ente pubblico italiano, creerebbero lavoro, dovendo formare nuove équipe. Non solo: il riconoscimento del ricercatore indipendente richiamerebbe pure ricercatori dall’estero» fa notare Capua». La legge prevede anche sgravi fiscali per la ricerca e una semplificazione della burocrazia: «C'è un sistema perverso al punto che spesso non si riesce a spendere quel che si ha» conferma la ricercatrice, che lancia un ulteriore monito: «La politica ha le sue colpe per aver relegato da sempre la ricerca al ruolo di Cenerentola, ma anche la comunità scientifica non si è mai battuta per essere rappresentata: il sottosegretario alla Salute è laureato in Filosofia, all’Istruzione ci sono un’imprenditrice e un ingegnere. Io combatto per migliorare la ricerca» conclude Capua, «ma la politica non è il mio futuro, i colleghi dovrebbero avvertire il dovere civile di mettersi in gioco».
Elena Livieri
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