Regione, la promessa di Zaia 'Sarò il manager del Veneto'
"Il mio solo impegno fino al 28 marzo è quello di parlare con i cittadin"
VENEZIA.
Passato bene il Natale, signor ministro e candidato presidente del Veneto Luca Zaia?
«Sì. Un Natale tranquillo, con i miei genitori e quelli di mia moglie». Quanta gente ha fatto la coda sotto casa sua, con la scusa degli auguri? «Nessuno». Balle. «Noi abbiamo una vita normalissima. Pranzo in famiglia, nient'altro. Personalmente odio le spettacolarizzazioni. Lo voglio dire anche a chi non mi conosce».
Com'è andata la vicenda della sua candidatura?
«Innanzitutto tengo a precisare che non c'è stata alcuna disputa con Flavio Tosi. Io sono sempre molto fatalista: sono diventato ministro senza neanche saperlo...».
Non dirò che la cosa si è ripetuta.
«Me ne avevano parlato, ovvio, ma sfido chiunque a trovare una persona che abbia ricevuto una mia telefonata con la richiesta di interessamento o di aiuto».
Non dica che l'ha saputo dalla telefonata di Tosi.
«Sì, invece».
Balle e stavolta bianche rosse e gialle. Non bisogna dire bugie a Natale.
«Non dico bugie. Quel sabato avevo visto la telefonata di Gobbo, ho richiamato, mi ha risposto Tosi dal telefonino di Gobbo e me l'ha detto. Basta, questo è successo. Nessun conclave, nessuna decisione in segreto».
Lei era la scelta più temuta dal Pdl: lo sapeva?
«Il problema non è temere o non temere una persona, è fare una bella campagna elettorale con programmi chiari, che siano condivisi. E parlare ai cittadini».
Difficile con un partito che vi teme come la pesta bubbonica. Nel Pdl non c'è allegria, lo sa?
«Pdl e Lega hanno una bella alleanza a livello nazionale. La vicenda veneta è una storia a sè, la partita di Galan è tutta interna al Pdl, la Lega ha fatto una richiesta legittima e noi non siamo dei guastafeste. Aggiungo che, avendo ricoperto 3 incarichi diversi in 5 anni, ad un certo punto guardi il calendario e cominci a pensare che devi lasciare. Tant'è vero che la nomina a presidente è pro tempore, non a vita».
Lei dice che qualcuno non è stato attento alla formula?
«Dico che ognuno gestisce come vuole la dipartita dall'amministrazione che sta guidando. Bisogna avere un giusto rapporto di distacco con le cose che si fanno. Altrimenti può diventare un problema».
Un problema tipo il delirio di onnipotenza?
«Questo non lo dico io. Per quel che mi riguarda, io ho un rapporto molto manageriale. Sulla mia scrivania non porto le foto, le cose mie. Non ho nulla contro chi lo fa, ma io non mi creo il salotto di casa. Ogni volta che mi siedo voglio sentire il distacco ».
E' una bella cosa.
«Se domani mattina dovessi fare armi e bagagli, mi basta chiamare la segretaria e dirle di mettere tutto in uno scatolone. Ho sempre fatto così, non ho mai personalizzato l'ufficio. C'è chi si sceglie anche le tende, io no. Noi siamo dei manager. Come il militare che va in una caserma e dopo due anni sa che viene un altro. Punto. Il problema è l'obiettivo: il manager ragiona per obiettivi da raggiungere».
Caro il nostro manager, a Roma l'alleanza tra Bossi e Berlusconi funziona per i noti motivi, che nel Veneto non sussistono.
«A Roma c'è un rapporto di amicizia tra Berlusconi e Bossi. A livello veneto, penso che dobbiamo trovare l'aggregazione su un programma, sul quale cercherà di fare squadra, di fare famiglia, per realizzarlo. E' il cittadino destinatario del nostro lavoro ».
Il programma di governo della Lega c'è già.
«L'ho visto. Ha bisogno solo di essere confrontato con quello del Pdl, per farne uno solo. Da mettere in pratica».
Il ministro Maroni ha trasferito il prefetto di Venezia su richiesta della Lega. L'ha saputo?
«Io sono ancora un ministro in carica e ho sempre utilizzato un metodo: non entro nelle decisioni prese dai miei colleghi. Se il ministro Maroni ha ritenuto di dare l'ok a questo trasferimento vuol dire che andava bene così. Noi siamo chiamati a decidere. E' come se io sposto un comandante della Forestale: lo faccio perchè ho le mie ragioni ».
Le ragioni di Maroni erano un campo nomadi.
«Non entro in queste ragioni perchè non le conosco direttamente ».
Ok, cosa pensa dei campi nomadi: devono essere conservati, aboliti, sfollati con la forza?
«Hanno ragione di esistere, ma per una integrazione ottimale e rispettosa. Gli assembramenti servono solo a ghettizzare. Il contratto sociale di Rousseau dice che il popolo delega le istituzioni a esercitare alcune competenze. Quale cittadino veneziano vorrebbe il campo nomadi vicino a casa sua? Tutti risponderebbero di no. Se nessuno lo vuole non si capisce perchè ci sia qualcuno che decide di farlo».
E nessuno vuole una centrale nucleare sotto casa sua. E neanche un megadigestore di rifiuti. Questi sono i problemi che l'aspettano
.
«Sull'energia nucleare ho condiviso in consiglio dei ministri la strategia nazionale, ma dire che il Veneto sia candidato ad ospitare una centrale, mi sembra come minimo azzardato: abbiamo territori troppo antropizzati, o coperti da vincoli ambientali. E, per quanto mi riguarda, sopra la testa della gente non si può fare nulla».
E i megadigestori dei rifiuti?
«Non sono contrario all'incenerimento ma penso ad esempio a Fusina, tutti mi dicono che è sottoutilizzata rispetto alle potenzialità. Un inceneritore doveva avere un bacino di utenza di un milioone di abitanti, con la raccolta differenziata probabilmente salgono a due milioni e mezzo. Ne bastano un paio nel Veneto».
Gli industriali pensano che la Lega non sia capace di governare. Sono andati a dirlo a Berlusconi.
«Non mi risulta che ci fosse anche il presidente degli industriali veneti. Era una troika che sosteneva Galan. Legittimamente».
E' vero che la Lega ha già fatto riunioni sui direttori generali delle Usl?
«Non mi risulta nessuna riunione. L'unico impegno che io avrò da qui al 28 marzo è quello di parlare con i cittadini».
Sa che la giunta regionale uscente si è impegnata a costruire a Padova un nuovo ospedale che costa 1500 milioni di euro?
«E' un dossier che non conosco, quando l'apriremo vedremo di cosa si tratta».
Quando lo aprirò forse tutto sarà già stato deciso.
«L'amministrazione finisce al momento della proclamazione del nuovo presidente. Fino ad allora è legittimata a fare qualsiasi cosa».
Avete giù concordato i posti in giunta?
«No. Le uniche riunioni da fare sono con i cittadini. Ci vuole rispetto per l'elettore. Con questo principio troveremo il giusto equilibrio, gli errori si fanno quando non se tiene conto».
Avrete parlato dei posti nel listino bloccato?
«Zero assoluto, parola d'onore ».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video