Regionali, la Lega sceglie Zaia Tosi rinuncia a favore del ministro
Il candidato presidente in Regione è Luca Zaia (nella foto). E’ il risultato del comitato nazionale della Lega. Nessuna rivendicazione di Flavio Tosi, che pure poteva far valere un impegno preso da Gobbo nel luglio 2008 sul suo nome
PADOVA.
Abbiamo il candidato presidente. E’ Luca Zaia. Hanno scelto i veneti. O almeno ce lo fanno credere. Se avevate pronto lo spumante, stappatelo pure. Se avete un fazzoletto per asciugare le lacrime, tiratelo fuori perché la notizia ha contorni da libro «Cuore». C’è da piangere per tutti. Neanche De Amicis poteva disegnare una scena così commovente: la neve fuori, loro dentro uniti e stretti attorno al caminetto (non c’è ma bisognerà metterlo), Gianpaolo Gobbo che alza il telefono e fa il numero di Zaia, il ministro che risponde e chiede cosa c’è, Gobbo che dice ti passo Tosi e Tosi che gli dà la notizia: «Sei tu». Un applauso scrosciante, emozione di qua e di là del filo, la neve che cade, i cronisti che corrono, rischiando di scivolare perché Gobbo non ha spazzato bene l’ingresso, a dare la notizia all’universo mondo: habemus papam.
E’ la cronaca per niente romanzata del comitato nazionale della Lega che passerà alla storia, perché fa voltare pagina al Veneto, ci piaccia o no. Nessuna rivendicazione di Flavio Tosi, che pure poteva far valere un impegno preso da Gobbo nel luglio 2008 sul suo nome e confermato pubblicamente da Bossi. All’epoca i veronesi controllavano il 70% del partito e volevano il cambio alla segreteria regionale. Gobbo si era salvato vendendo la candidatura alle regionali. Era un’arma che poteva fare molto male, ma che non avrebbe fatto vincere il sindaco di Verona, perché la preferenza del senatur per Zaia, dopo la prova fornita come ministro dell’agricoltura, era già passata in giudicato. Tosi ha tirato la corda, poi ha mollato nelle ultime ore: contatti, telefonate, forse incontri. Impossibile saperne di più perché la Lega, quando vuole tenere coperte le cose, è come una famiglia nel senso siciliano del termine.
Si parla di un Bossi addirittura commosso alla rinuncia di Tosi. Il quale aggiunge credito a credito, in attesa di spenderlo chissà quando.
Il sabato di Camin, dove la Lega ha la sede regionale, comincia con Gobbo che va in ferramenta a comprare un paio di guanti, la pala, un martello per inchiodare il manico, e si mette a spalare la neve altrimenti non si entra. Tacabanda in ritardo. Ci sono i componenti del comitato nazionale con diritto di voto, una ventina di persone. Presiede Tosi, apre i lavori Gobbo: «Ho fatto il punto sulla situazione politica, le tensioni nel Pdl per la possibile lista civica di Galan, c’è stato un primo giro di interventi in cui hanno parlato tutti, poi Tosi ha proposto la candidatura di Zaia che è stata accolta all’unanimità. A quel punto ho telefonato a Zaia passandogli Tosi che gli ha dato la notizia».
E l’impegno preso nel 2008 per Tosi? «E’ vero, c’era un accordo per Tosi e anche l’indicazione di Bossi, ma l’evoluzione degli avvenimenti oggi ci obbliga a competere con il massimo delle risorse. E’ un bel momento, siamo tutti uniti, pronti alla pugna».
Tosi maschera bene la delusione: «La cosa bella della Lega è che è un movimento compatto, i nostri problemi ce li risolviamo all’interno. Del resto con Luca ho un’amicizia fraterna, ho fatto io la proposta e ci tenevo a dargli la notizia». Della serie la volpe e l’uva? «Ma no, avevo parlato con Gobbo, con Calderoli, con Bossi, ci siamo confrontati e alla fine abbiamo deciso che questa era la scelta più giusta. Tutto qua».
La scelta più giusta, concordata tra Bossi e Berlusconi, mette il Veneto in gara combinata con il Piemonte, dove corre il leghista Roberto Cota. Se Cota non sarà eletto, lo aspetta l’attuale poltrona di Zaia; se sarà eletto, il ministero dell’agricoltura andrà ad un uomo del Pdl. In ogni caso piemontese.
Pdl, 2ª scelta garantita.
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