Rapito a Mantova, liberato a Mestre
I carabinieri, avuta certezza che il prigioniero si trovava in uno degli appartamenti di via Piave 161 a Mestre, sono entrati in azione. I militari hanno sfondato la porta e quando sono stati dentro hanno trovato il sequestrato e altri 6 cinesi. Liberato l’uomo, hanno arrestato i rapitori

Un blitz perfetto per liberare il cinese rapito martedì in provincia di Mantova. Una decina di carabinieri, avuta certezza che il prigioniero si trovava in uno degli appartamenti del «Palazzo Giallo» di via Piave 161, è entrata in azione. I militari hanno sfondato la porta e quando sono stati dentro hanno trovato il sequestrato e 6 cinesi.
Liberato l’uomo, hanno arrestato gli altri. È stata un’operazione brillante per trovare i responsabili di quello che doveva essere un sequestro lampo. Un’operazione che conferma ancora un volta che la nostra città è diventata un punto di riferimento per la malavita cinese che qui può contare su complicità insospettabili. Tutto inizia in un paese dell’Alta Mantovana, ai confini con la provincia di Brescia. Un giovane cinese viene rapito da sei connazionali: i famigliari del cinese, ricevuto il primo messaggio dei rapitori, si rivolgono ai carabinieri.
C’è una richiesta di denaro per un debito da saldare o forse per altri motivi. Gli investigatori dell’Arma hanno pochi elementi dai quali iniziare le indagini ma il fatto che i familiari si siano rivolti a loro è un punto di partenza significativo. Anche perché possono contare sul fatto che possono arrivare, a breve, altre richieste di denaro e queste naturalmente attraverso un numero di cellulare. E un telefonino fornisce informazioni più di quanto si pensi.
I carabinieri di Mantova in breve riescono a scoprire che quel cellulare si trova a Mestre. Vengono avvisati i loro colleghi della compagnia di via Miranese. Arrivano nella notte i colleghi della città lombarda. Vengono coinvolti anche i colleghi del Raggruppamento operativo speciale. In poco tempo, sempre grazie a quel cellulare, si identificano le cellule che il numero aggancia quando viene utilizzato. Si restringe l’area nella zona compresa tra Marghera e la stazione ferroviaria di Mestre, vale a dire l’area più densamente abitata da cinesi nella nostra città.
È una corsa contro il tempo. I cinesi a volte regolano le loro questioni in maniera violenta. Comunque i militari riescono a individuare il palazzo dove c’è quel telefonino e dove potrebbe esserci anche il sequestrato. Ma il lavoro è solo a metà perché in quell’edificio c’è una ventina di appartamenti, praticamente tutti occupati da cinesi, tanto da meritarsi il nome di «Palazo Giallo». Un palazzo dove le forze dell’ordine spesso compiono controlli e retate contro clandestini e pusher.
I carabinieri devono individuare in quale appartamento si trova il sequestrato. Inizia un estenuante appostamento durato ore. Alla fine, con uno stratagemma, i militari lo trovano. Verso le 16 di ieri pomeriggio scatta il blitz. I militari entrano in azione e liberano il sequestrato e arrestano per sequestro di persona sei altri cinesi. Appartengono a una cosidetta «gang». In queste ore a Mantova gli investigatori stanno ricostruendo i contorni di una vicenda che dovrebbe avere alla base il mancato pagamento di un debito. Ma non è chiaro di che natura sia questo debito.
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