Ragazza morì per l’ecstasy assolti i gestori della discoteca

I titolari della discoteca di Lugugnana (Venezia) non c’entrano con la morte della diciassettenne Valentina. Il pm aveva chiesto 12 anni. Il padre della ragazza: "Una sentenza sconcertante"
Valentina Fuin
Valentina Fuin
VENEZIA Tutti assolti perchè il fatto non sussiste. I gestori della discoteca Tnt di Lugugnana non c’entrano con la morte della diciassettenne Valentina Fuin, veneziana, uccisa il 16 aprile del 2006 da alcune pastiglie di ecstasy che aveva comprato fuori dal locale. Così ha deciso ieri la prima sezione del Tribunale presieduta da Stefano Manduzio, cancellando l’accusa di agevolazione di cessione di droga nei confronti dei tre cugini Anzolin: Claudio, 45 anni, di Portogruaro, Dario, 47 anni, di San Michele al Tagliamento, e Silvio, 36 anni di Portogruaro, che gestiscono la nota discoteca di Lugugnana. Il pm Rita Ugolini aveva chiesto quattro anni di reclusione per ciascuno.


Sentenza amara, invece, per i genitori di Valentina che si erano costituiti parte civile e, assistiti dagli avvocati Doglioni, Vassallo e Ganzer, avevano chiesto un risarcimento di un milione di euro. «Siamo sconcertati - mormora il padre Andrea - ma prima voglio capire le ragioni di questo verdetto». Lo rincuora l’avvocato Marco Vassallo che spiega: «Attendiamo di leggere le motivazioni e poi decideremo. Quasi certamente, comunque, faremo appello». Per gli Anzolin, invece, è stato il giorno della liberazione. «Questa vicenda li ha distrutti ma il lieto fine restituirà loro un po’ di serenità» commenta all’uscita dall’aula il loro difensore, l’avvocato Antonio Malattia di Pordenone. «Finalmente abbiamo ottenuto giustizia e questa storia si chiude» dice Silvio Anzolin, circondato dai famigliari.


Per la cessione della droga, come si ricorderà, erano finiti sotto inchiesta in cinque: oltre ai tre Anzolin, i due giovani sospettati di aver passato e venduto tre pastiglie alla ragazza, il mestrino Luca Marangon e la pordenonese Ketty Gasparotto, che avevano preferito uscire dal processo e patteggiare subito la pena: un anno e mezzo di reclusione al primo e tre anni alla seconda. I tre cugini, invece, avevano scelto il rito ordinario. Nel corso del processo erano stati ricostruiti i momenti di quella sera, quando Valentina uscì dalla sua abitazione alla Bragora e arrivò al Tnt dove acquistò l’ecstasy che le sarebbe stata fatale. Una lunga indagine che aveva portato all’individuazione di chi aveva venduto la droga che aveva poi ucciso la giovane, alla chiusura del locale per alcuni mesi e all’imputazione per i tre Anzolin.


Nel corso delle udienze era saltato fuori che nell’affollatissima discoteca - capace di ospitare fino a tremila giovani durante i fine settimana - non erano in servizio guardie giurate come previsto invece da un protocollo firmato dai gestori dei locali e le prefetture, ma c’erano invece soltanto alcuni buttafuori.


E proprio su questo punto hanno insistito ieri i gestori della discoteca di Lugugnana: «Noi abbiamo rafforzato la sorveglianza ma chiediamo anche più collaborazione da parte delle forze dell’ordine. Una collaborazione che è indispensabile per il bene di tutti».
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