Quote latte, appello di Galan: «Tutti contro la Lega»
Il ministro: non possiamo permetterci una nuova multa inflitta dalla Ue all'Italia
Il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan
VENEZIA. «Come posso combattere la battaglia per estendere all'Europa l'etichettatura di tracciabilità dei prodotti alimentari, se poi pretendiamo di prorogare ancora le multe per le quote latte?»
Giancarlo Galan, ministro dell'Agricoltura, comincia a sentirsi nella parte, ma la sua ferita sanguina ancora, specie quando a mettere il dito nella piaga è la Lega. Lega che nel Milleproroghe ha infilato un emendamento che sposta al 30 giugno il termine per il pagamento delle multe per le quote latte.
«Basta! Sforamenti e continui rinvii ci sono già costati 4 miliardi e 400 milioni di euro che pagano i cittadini e gli agricoltori onesti».
Ma sono solo sei mesi.
«Basta! Ero già contrario alla deroga al 31 dicembre. In Europa mi rideranno in faccia. Io faccio il ministro nel segno della legalità e delle istituzioni europee, non in nome dei sotterfugi e dei pochi disonesti che fanno pagare a tutti le loro furbizie».
Un ministro deve difendere tutti gli interessi italiani.
«Quando sono legittimi e non vanno a nocumento della maggioranza delle persone oneste. Assieme a me protestano Coldiretti, Confagricoltura, Cia, ovvero il 99 per cento del mondo agricolo italiano. È una opposizione trasversale che, mi si passi il paragone politico, andrebbe dall'Idv al Pdl al Pd al Fli, all'Udc, non c'è nessun altro, oltre alla Lega a difendere questi produttori che non vogliono sottomettersi alle regole. Vorrei ricordare che l'anno scorso, è stato il primo in cui abbiamo rispettato le quote latte fissate per l'Italia. È stato il mio primo anno da ministro, non a caso».
E ora che succederà?
«Che l'emendamento non passerà, faccio perciò appello ai parlamentari della maggioranza e anche dell'opposizione affinché lo boccino. Gli inadempienti sono l'1,2% dei produttori, se avranno la deroga l'Europa aprirà l'ennesima procedura d'infrazione per l'Italia che non possiamo più permetterci».
Intanto il Cdm ha approvato il ddl per Venezia, lei ha chiesto che non sia "Veneziacentrico", cosa intendeva dire?
«Che non esiste una Venezia capitale, la Dominante e tutto intorno un Dominio fatto di servi della gleba, serve una maggior attenzione per il Veneto».
Lei parla da ex presidente della regione.
«L'ho sperimentato da governatore, c'è un atteggiamento sbagliato in entrambe le direzioni. Il Mose o il sistema di disinquinamento della Laguna, non riguardano solo Venezia, ma tutto il Veneto. Non sto chiedendo che i fondi vengano distribuiti nel resto della regione, ma che l'intero Veneto partecipi alla Salvaguardia, o investa nel porto. La Legge speciale non è una Cassa del mezzogiorno veneziana, ma uno straordinario veicolo per il Veneto».
Allora chi sono i servi?
«Quelli che non colgono le opportunità che il Veneto ha ricevuto con il ddl».
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