Si fa male sugli sci, ma l’operazione slitta: «Davano la priorità ai pazienti locali»
La disavventura a Bolzano per un architetto trevigiano che denuncia: «Era tutto pronto per l’intervento, poi all’ultimo è saltato tutto»
Una brutta caduta sugli sci che gli provoca la frattura di costole e clavicola, poi la corsa all’ospedale di Bolzano dove l’operazione chirurgica a cui dovrebbe essere sottoposto slitta all’ultimo momento per dare priorità, dicono i medici, «ai pazienti regionali».
È la disavventura dell’architetto trevigiano Salvatore Pandolfo che aveva tutt’altre aspettative dalla sua settimana bianca in Alto Adige.
La caduta e il ricovero
Per ricostruire la vicenda bisogna riavvolgere il nastro al 3 dicembre. Il professionista sta sciando assieme alla moglie sulle piste di Carezza quando scivola su una lastra di ghiaccio.
Picchia al suolo con la spalla, la testa e il volto. Soccorso con la motoslitta viene poi trasportato all’ospedale di Bolzano, a una ventina di chilometri dalle piste. Le lastre mostrano fratture costali multiple e tre fratture della clavicola sinistra, condizione che richiede il trasferimento nel reparto di chirurgia vascolare toracica per accertamenti ai polmoni. «A quel punto mi dicono che serve aspettare due-tre giorni per prendere una decisione e vedere come evolve la situazione» racconta.
Si fa largo l’ipotesi dell’intervento
Man mano che passano le ore fra i medici appare sempre più evidente la necessità di operare il paziente, per il quale di lì a poco inizierà un lungo iter preparatorio all’intervento terminato nel modo più imprevedibile. Il 7 gennaio il verdetto.
«Dopo giorni di dolori arrivano finalmente due medici dal reparto di ortopedia e mi propongono di sottopormi ad un’operazione alla clavicola. Ci penso un attimo. Volevo attendere mia moglie e capire gli sviluppi. Poi decido di andare sotto i ferri, anche perché c’era il rischio che la clavicola peggiorasse. Mi hanno quindi confermato, assieme al primario, la disponibilità per la mattina seguente. Tanto che, qualche minuto dopo, arriva un altro medico per farmi firmare tutti i documenti che sottopongono ai pazienti prima di un intervento» racconta Salvatore Pandolfo ripercorrendo le ore alla vigilia dell’intervento. «La mattina dopo, come da programma, mi hanno tenuto a digiuno ed ero pronto ad entrare in sala operatoria. Il tempo però passava». Qualcosa stava andando storto.
L’attesa poi la doccia gelata
Dopo ore di attesa arriva la doccia gelata. «Sono entrati due medici solamente alle 11 dicendomi che l’operazione non si poteva più fare. “Diamo la priorità ai pazienti regionali” hanno ripetuto».
Una risposta spiazzante per cui la coppia chiede ulteriori spiegazioni al reparto di ortopedia dove gli viene ribadito lo stesso concetto. «La responsabile mi ha detto che dovevano dare priorità ai pazienti regionali e che ne avevano troppi di cui occuparsi. Non si poteva tornare indietro».
Liquidato in quattro e quattr’otto, l’architetto trevigiano lascia l’ospedale, senza indicazioni su eventuali altre strutture a cui rivolgersi. «Un’ora dopo ero fuori dall’ospedale San Maurizio con nove costole rotte e una frattura scomposta della clavicola».
A distanza di sei giorni dalla caduta Salvatore Pandolfi vuole lasciarsi questa storia alle spalle. Per aggiustare le costole e la clavicola però bisogna fare tutto daccapo. Questa volta nella sua città, a Treviso, dove, racconta, ha già programmato una visita all’ospedale Ca’ Foncello, in attesa che venga fissata l’operazione. Questa volta sperando che le brutte sorprese siano finite.
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