Primo maggio, una Festa con l'acqua alla gola
Il fallimento di Sartor trascina la chimica nel baratro, nuovo choc per il mondo del lavoroÂ

Cassa integrazione e licenziamenti angosciano quanti avevano un posto di lavoro «sicuro», disoccupazione e precariato cronico inchiodano quelli che un’occupazione stabile non la trovano. Mai come quest’anno, secondo i sindacati, la crisi economica si fa sentire «per questo il 1º maggio 2009 sarà più che mai all’insegna della lotta unitaria per il lavoro». Cgil, Cisl e Uil veneziane, ripropongono per domani, in piazza Ferretto il tradizionale comizio sindacale seguito da un concerto.
Gli sbandierati segnali di una ripresa dell’economia, in crisi da mesi, non si vedono e in provincia di Venezia il quadro già drammatico della crisi si è ulteriormente appensantito ieri sera con l’annuncio-choc sulla chimica, ovvero con la resa dell’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor che prima doveva salvare l’ex Ineos e ora invece ha scelto di abbandonare l’impresa portando i libri in tribunale.
Tutto si fa quindi più negativo, a cominciare dagli indicatori che riguardano produzione e occupazione: la sospensione dell’attività produttiva con il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e decuplicato da un anno a questa parte, i tagli di posti di lavoro e le iscrizioni alle liste di mobilità sono più che raddoppiati e le nuove assunzioni - sopratutto quelle che vengono offerte ai giovani - sono al minimo storico e del tutto precarie, con contratti di lavoro precari o a termine e basse retribuzioni. Venezia e la sua provincia hanno il più basso tasso di occupazione di tutto il Veneto, frutto di una crisi senza precedenti che colpisce tutti i settori produttivi: chimica, siderurgia, meccanica, vetro e calzaturifici, tessile, commercio e turismo.
Da qui, la scelta di Cgil, Cisl, Uil veneziane di celebrare questo 1º maggio all’insegna del «lavoro che unisce» e della solidarietà con i terremotati dell’Abruzzo. «Già da qualche anno il 1º maggio ormai sta perdendo il carattere spensierato della festa per diventare una giornata di riflessione, di lotta e di speranza per un mondo più giusto - dice Sergio Chiloiro, segretario generale della Cgil veneziana -. Ma proprio questo 1º maggio del 2009, nel bel mezzo di una crisi economica pesantissima e piena di incognite, non può che essere all’insegna della lotta per difendere l’occupazione e i diritti, per estendere gli ammortizzatori sociali e per garantire più reddito e diritti ai lavoratori precari».
Alla crisi economica si aggiunge, per Cgil, Cisl, Uil una crisi dell’unità sindacale che coinvolge sia le confederazioni - con un accordo separato sulla contrattazione firmato da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil - che le federazioni di categoria, a cominciare dai metalmeccanici che firmano accordi separati, come quello di Fincantieri, per arrivare ai chimici (divisi sulla firma dell’accordo per la cassa integrazione alla Montefibre di Marghera), fino al pubblico impiego. A Venezia, però, le tre confederazioni hanno voluto ribadire per questo 1º maggio, la necessità di ritrovare l’unità proprio nella battaglia per il lavoro. «Abbiamo scelto di celebrare insieme questo 1º maggio - conferma Lino Gottardello, segretario generale della Cisl veneziana -, con l’impegno ad accantonare le ragioni di divisione che hanno animato l’acceso confronto degli ultimi mesi. Tra noi sono dunque prevalsi i valori fondanti del sindacato, che hanno nella festa del lavoro e nel libero esercizio dei diritti sindacali e la comune matrice di organizzazioni democratiche di massa. Le ragioni dell’unità sindacale restano forti, perché si fondano sul comune obiettivo di tutelare i più deboli, siano essi lavoratori, disoccupati, giovani in cerca di prima occupazione, immigrati o pensionati». Anche il segretario della Cisl sottolinea «la gravità della crisi economica» che pesa sulle spalle di lavoratori, giovani in cerca di un’occupazione e pensionati, a cominciare «da chi lavora nella chimica veneziana». Gerardo Colamarco, segretario generale della Uil veneta ricorda che il 1º maggio i sindacati dei lavoratori lo celebrano da oltre un secolo «ma questo lo viviamo con una particolare apprensione per le incognite del futuro e le difficoltà del presente».
«Oggi più che mai è evidente - conclude Colamarco - che il lavoro è il motore della convivenza civile e quando manca o è precario oltre ogni misura, quando il lavoro umilia e mette a repentaglio la salute e la vita dei lavoratori, anche la società vacilla, la convivenza diventa difficile la coesione diventa un obbiettivo arduo da raggiungere».
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