Primarie Pd, exploit di Casson
L'ex Pm in Veneto trascina l’outsider Marino verso il 16%. Per Causin 35 elettori su 100
Primarie Pd
VENEZIA. L’unica vera sorpresa delle Primarie Pd è il boom di Felice Casson: rispetto ai risultati dei circoli aumenta di circa 5 punti percentuali. Con tutta probabilità nessuno verrà eletto segretario regionale: nè Rosanna Filippin (in vantaggio) nè Andrea Causin hanno superato il 50%. Alta l’affluenza al voto: circa 180 mila veneti, il doppio degli iscritti.
Il popolo del Pd è tornato ai seggi delle primarie. Ieri, favoriti dal bel tempo in tutta la regione, sono stati oltre 180 mila i veneti che sono andati a scegliere oltre il segretario nazionale anche quello regionale. I risultati definitivi arriveranno solo oggi, ma la tendenza è quella di restare in linea con il voto dei circoli. Bersani dovrebbe fermarsi poco sotto il 50%, mentre Franceschini perde qualcosa ma si attesta sopra il 35%, rafforzato dal voto della provincia di Rovigo. Il vero exploit è quello di Ignazio Marino e del suo candidato regionale: il senatore veneziano Felice Casson. Supera di certo il 12% raccolto tra gli iscritti e va verso il 16%.
I risultati dei tre candidati regionali si discostano di poco da quelli delle mozioni nazionali, con Casson che recupera qualche voto sottraendolo più a Causin che alla Filippin. Il senatore veneziano, ex magistrato, ieri sera ha atteso i risultati guardando in tv la partita di calcio Chievo - Milan. «Quello di ieri è il primo segnale di vita del Pd - ha commentato a caldo - E’ la dimostrazione che anche in Veneto esiste un’alternativa sia alla Lega che a Galan. Una strada da seguire».
Anche Andrea Causin, candidato della mozione Franceschini, è soddisfatto della grande affluenza: «Un dato esaltante e importantissimo - spiega - Il Pd c’è e c’è una grande speranza per il futuro. E’ la reazione di tutto l’elettorato di centrosinistra a una deriva negativa creata dal governo Berlusconi». La straordinaria partecipazione alla consultazione popolare rafforza quindi i «franceschiniani» nel chiedere che il metodo delle primarie resti anche per la scelta dei segretari (un metodo invece criticato da Bersani): «I dati sono chiari: 17 mila votanti nei circoli, almeno dieci volte di più alle primarie - sottolinea Causin - E’ il metodo che la nostra gente chiede».
«Chi ha vinto? Prima di tutto il Pd» risponde così il segretario regionale uscente Paolo Giaretta, che a tarda sera ieri ha raggiunto la sede regionale del partito in piazza De Gasperi a Padova. Non è la sua ultima notte da segretario: resterà in carica fino all’assemblea regionale, che dovrebbe svolgersi a metà novembre. «E’ una grande festa democratica - sottolinea Giaretta - Il voto si è svolto in modo sereno e ordinato, in tutte le province». E anche Giaretta ha sottolineato che «la notevole partecipazione ha chiuso una volta per tutte la questione se le primarie si debbano fare oppure no per eleggere il segretario del partito».
«La grande affluenza testimonia che sarebbe un ritardo storico non accettare lo strumento delle primarie - attacca Giaretta, che nella sfida nazionale ha scelto di appoggiare Franceschini - C’è una quota dell’elettorato che non partecipa alla vita del partito ma che, in determinate occasioni importanti, vuole dire la sua. E’ un fenomeno che deve fare riflettere anche gli altri partiti».
Ma una sfida così accesa tra mozioni lascerà strascichi a livello regionale? «Macché - risponde un altro franceschiniano, il padovano Paolo Giacon - Da oggi siamo un unico partito, con una grande spinta per strappare il Veneto al Pdl e alla Lega».
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