Poker italiano in concorso e Müller ha scelto «lo splendore delle forme»

La Mostra del Cinema di Venezia, 57 film da 18 Paesi. Posa della prima pietra del nuovo Palazzo del cinema
Isabella Ferrari
Isabella Ferrari
Wl'Italia! W il cinema italiano! Sarà un sipario decisamente tricolore quello che il 27 agosto si alzerà sulla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica numero 65, in programma al Lido fino al 6 settembre e presentata ieri in un'affollatissima conferenza stampa romana. Confermate le indiscrezioni, i film italiani in gara quest'anno sono quattro: Il papà di Giovanna di Pupi Avati, Birdwatchers di Marco Bechis, Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek e Il seme della discordia di Pappi Corsicato.


In verità, in una Mostra che vanta 57 titoli da 18 paesi, di cui 52 in anteprima mondiale, l'Italia batte tutti e al Lido porta 20 opere. Addirittura il doppio degli Stati Uniti, ai quali è affidato l'evento di apertura con George Clooney e Brad Pitt in Burn after reading, la commedia che prende in giro i servizi segreti firmata dai fratelli Coen. È comunque in concorso l'atteso faccia a faccia tra Kim Basinger e Charlize Theron in The burning plane di Guillermo Arriaga; Ralph Fiennes mercenario della guerra irachena in Hurt Cocker; Mickey Rourke nel biografico The wrestler dedicato alla furia del ring «The Ram»; e la star Anne Hataway nella commedia romantica Rachel Getting Married.


«Quest'anno - racconta il direttore Marco Müller - ci siamo proposti di smettere, una volta per tutte, di guardare al cinema come una bussola infallibile che ci salvasse da un presente problematico. Molti dei film di oggi stancano, invece di divertire. Abbiamo riconfermato l'inutilità della consacrazione all'Arte e della geografia: la Mostra non deve disegnare un atlante».


Curioso: proprio pochi giorni fa, il presidente Gianluigi Rondi rivendicava «lo spettacolo e la cultura» per il suo Festival Internazionale del Film di Roma lasciando a Venezia l'approfondimento del «cinema come arte». Müller spiega invece che nel visionare i 3.689 film candidati «la qualità ha contato, ma ancora più la libertà narrativa, lo splendore delle forme e il piacere schermico».


Al Lido sbarca dunque tanta commedia (mentre Ezio Greggio, paradossalmente, interpreta un ruolo drammatico per Avati). Temi ricorrenti? «Nomadismo culturale e universo giovanile», risponde Müller, che sembra aver privilegiato le star della regia su quelle della passerella, invitando, tra gli altri, i maestri del Sol Levante Kitano e Miyazaki e l'iraniano Abbas Kiarostami, l'opera di otto ore del filippino Lav Diaz (Melancholia) e, dopo anni di nostalgia d'Africa, l'etiope Haile Gerima.


È invece tutto Made in Italy l'evento più glamour della Mostra: la grande festa per lo stilista Valentino in occasione del documentario Valentino: The Last Emperor che il giornalista Matt Tyrnauer gli ha dedicato. Ancora italiani in gara nella sezione Orizzonti: Il primo giorno di governo di Mirko Locatelli, Below Sea Level di Gianfranco Rosi e Pa-ra-da di Marco Pontecorvo. A Venezia esplode poi la musica e la moda del film d'annata, ancora al tricolore, dal doppio Domenico Modugno (regista nel '63 di Tutto è musica e protagonista di Nel blu dipinto di blu del '59) a Renato Zero e Loredana Bertè in Orfeo 9 del '73, fino al Puccini e la fanciulla, diretto da Paolo Benvenuti nel centocinquantenario della nascita del compositore (ma la nipote Simonetta ieri ha affisso manifesti a Viareggio e a Torre del Lago contro il film di Benvenuti che parlerebbe di alcune vicende di amori segreti del compositore) e all'Adriano Celentano che sarà in laguna per il restaurato Yuppi Du e per consegnare il Leone d'oro alla carriera a Ermanno Olmi.


Tra omaggi a due grandi maestri come Manoel De Oliveira e Mario Monicelli, Venezia affronterà poi il tema delle morti bianche con La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti e ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto, due dei sette documentari-evento (italiani) della sezione Orizzonti, che contano anche la ricostruzione della Venezia del '68 firmata Antonello Sarno.


«Il giorno più importante per la città - annuncia il presidente della Biennale Paolo Baratta - sarà però il 28 agosto, con la posa della prima pietra del nuovo Palazzo del Cinema». Con una sala da 2.150 posti e due più piccole, più uno spazio per attività collaterali, la struttura sarà pronta per il 2111. Una sala, forse, anche per il 2010. A chi dice che «alla Mostra di Venezia manca la città», il presidente ribatte con i numeri: 60mila i biglietti venduti l'anno scorso solo a Venezia, su un totale di 110mila. «Il costo del Festival - conclude - è di 11 milioni di euro, 7 dei quali da contributi pubblici». Il budget di Roma è di 15 milioni. Fosse vero che l'Arte paga?

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