Piccioni, ognuno costatrenta euro l’anno
Il calcolo-choc effettuato dai ricercatori di Nomisma. Una batosta per la città fra pulizie, bonifiche e restauri. Inutili le catture poco significativo anche il divieto di distribuire grano «Funziona solo l'anticoncezionale»
RAVENNA.
«Ogni cento colombi, solo 7-8 coppie si riproducono: ognuna produce 10-12 pulli l'anno. Pur considerando una mortalità del 50 per cento, sopravvivono 50 nuovi uccelli l'anno. Con le catture non abbiamo alcuna certezza di prendere quei 16 animali fertili e, comunque, la quantità complessiva delle colonie viene rapidamente colmata e superata. Per questo le catture sono inutili. E' vero che la situazione in piazza San Marco è insostenibile, ma non è così che si risolve il problema: dobbiamo impedire la riproduzione, con grano trattato con farmaci sterilizzanti». A parlare è Antonio Gelati, veterinario dell'Asl di Modena, che dai primi anni Novanta si occupa di contenimento dei piccioni. Si può pensare che il suo sia un intervento interessato, dal momento che è stato tra i primi ad elaborare un modello di utilizzo della nicarbazina nel trattamento delle colonie di volatili, in Italia prodotto dall'Acme. Quel prodotto che il Comune di Venezia ha dichiarato inefficace, ma che viene utilizzato in un centinaio di comuni italiani. Ma in generale, gli esperti bocciano le catture, sono tutto sommato neutri sull'effetto delle ordinanze anticibo e promuovono a pieni voti la distribuzione di farmaci sterilizzanti. Vanno in parte in controtendenza rispetto alle decisioni assunte (25 mila uccelli soppressi l'anno) o che si appresta a varare (la messa al bando della vendita del grano in Piazza) il Comune di Venezia, le conclusioni del convegno «Sovraffollamento di popolazioni aviarie in città», promosso dal Comune di Ravenna: 8 monumenti patrimnio dell'umanità, un grande porto commerciale e circa 20 mila colombi con i quali combattere ogni giorno. Ogni piccione produce ogni anno 12 chili di guano, i cui effetti sono devastanti.
Lo conferma l'esperta dell'Istituto nazionale di restauro, Daila Radeglia: «L'acido urico contenuto nelle feci gessifica le superifici lapidee, già rese porose dall'inquinamento e dall'effetto degli agenti atmosferici, e agisce dall'interno provocando discacchi». E chiosa: «C'è l'esempio emblematico di piazza San Marco, dove ci auguriamo che il Comune intervenga quanto prima proibendo di alimentare i piccioni. Restaurare è necessario, ma inutile ad evitare nuovi danni».
E' il Nomisma a tradurre in costi per le amministrazioni i danni provocati dalla presenza massiccia di piccioni: la pulizia ordinaria del guano dalle strade incide per il 2,5-3,5 per cento delle spese, fino a 7-9 euro per colombo; c'è poi la pulizia straordinaria per bonifiche e interventi massicci, pari ad altri 0,75-1,5 euro per piccione. E i costi dei restauri: il 2 per cento della spesa dell'intervento solo per creare condizioni di sicurezza per chi opera con una pulizia iniziale, più un altro 10-15 per cento per restaurare le parti danneggiate dal guano. Altri 16-23 euro per colombo. Insomma, ogni piccione costa circa 30 euro l'anno. Costi stimati nel corso di un'indagine attraverso otto città italiane, dove la presenza di colombi è enormemente inferiore a quella di Venezia: basti pensare a Milano, una popolazione stimata di 20 mila colombi. Meno di quelli che ogni giorno stazionano nella sola Piazza San Marco.
Eppoi ci sono i rischi per la salute. Il medico epidemiologico dell'Università di Genova, Andrea De Maria, dice che rischi per la popolazione ce ne sono, in relazione alla diffusione di salmonelle, della più pericolosa clhamydia psittaci e del cryptococcus neoformans (con rischi di polmoniti atipiche e meningoencefaliti): «Le persone sane possono entrare in contatto con questi agenti patogeni senza conseguenze», osserva il medico, «ma i rischi per i soggetti immunodepressi, sottoposti a trapianto o che hanno donato il midollo, sono certificati». Che fare? «Se si liberano spazi con le catture», osserva Giovanni Bracchi, dell'Universtà di Parma, «la dinamica di riproduzione fa sì che molto rapidamente vengano compensati i vuoti creati con un aumento delle nascite. Non si risolve il problema». La ricetta indicata da Ravenna è quella del trattamento sterilizzante con nicarbazina: grano distribuito la mattina. Quello che da sempre chiedono gli animalisti veneziani. Un trattamento seguito da uno studio delle università di Bologna, Parma, Piacenza, Genova, Firenze e Barcellona, dell'Istituto zooprofilattico di Bologna e dall'Asl di Modena: dopo 5 anni di trattamento, la popolazione viene ridotta dal 50 al 70 per cento (già di un terzo il primo anni). I costi? Dice Acme: circa 18 euro a colombo, a scalare nel tempo. E i divieti di dare cibo? «Vedremo cosa accadrà quando si proibirà il grano a San Marco: cercheranno cibo da altre parti della città, ovunque, anche dentro le cucine. Il loro scopo è mangiare e riprodursi», conclude Gelati.
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