Pd: «Tagli spaventosi, scendiamo in piazza»

Manifestazione di protesta il 5 febbraio a Padova e firme contro Berlusconi
La sfida di Rosanna Filippin
La sfida di Rosanna Filippin
PADOVA. Il Partito Democratico del Veneto si mobilita, tira fuori i gazebi, apre le porte dei suoi circoli in un'offensiva di persuasione popolare che, a partire dal 5 febbraio, andrà avanti per quattro settimane. Obiettivo: contribuire a mettere insieme i 10 milioni di firme invocate dal segretario Pier Luigi Bersani contro Berlusconi e far pervenire al governo regionale del presidente Luca Zaia il profondo dissenso dei democratici sui tagli alla sanità, ai servizi, ai bilanci comunali, alla scuola dell'esecutivo veneto.


«Il bilancio regionale che stanno varando è spaventoso - dice il segretario regionale del Pd Rossana Filippin - spaventoso e privo di valutazioni di merito».


La mobilitazione sarà in pieno stile leghista (una volta si sarebbe detto in stile Pci), «siamo bravi - assicura la Filippini - almeno quanto la Lega, cercheremo poi di colmare lo svantaggio di essere meno di loro con un doppio impegno».


Cento i gazebo tirati fuori dagli armadi estivi, che saranno posizionati nelle piazze dei centri storici, sui luoghi dello struscio e nei quartieri delle periferie, in ogni luogo dove c'è gente, «io però che sono una con delle pretese - scherza la Filippin - non mi accontento dei 100 e mi aspetto di più: in Veneto abbiamo poco meno di 500 circoli, quella cifra quindi va aumentata».


«Sarà una manifestazione contro tutti i tagli minacciati da Zaia sul welfare, il 5 febbraio invitiamo la popolazione del Veneto ad scendere in piazza, sfileremo per Padova e faremo sentire la nostra voce in maniera forte e chiara sul modo in cui vengono trattate le ragioni del bene pubblico in questa regione, e non solo». L'altro, il non solo, si riferisce allo stile del primo ministro Silvio Berlusconi che la Filippin invita «a dedicarsi alla sua vita privata a tempo pieno».


La bufera giudiziaria e il «turbamento» dell'opinione pubblica per quanto avveniva nella villa di Arcore, sembra smuovere la capacità politica dei democratici, a Torino con Veltroni che azzarda un «partito al 42%», a Napoli con la conferenza nazionale convocata a febbraio in cui il segretario Bersani tirerà le fila delle alleanze per l'alternativa di governo e anche a Padova con la manifestazione regionale del 5 febbraio.


Il gelo dei conti e la stretta asfissiante che si profila sono il leit motiv che la settimana scorsa ha messo d'accordo i sindacati sul pericolo di una compressione insopportabile del tenore di vita dei veneti. Dalla Uil che chiede «un confronto serrato con la giunta regionale», alla constatazione della Cgil («non c'è bilancio in regione»), fino alla Cisl che con il segretario Franca Porto lancia l'idea di «fondi integrativi sanitari» per far quadrare i conti. La coda della crisi economica ha impiantato i suoi effetti in Veneto mostrandone le conseguenze durature (il rapporto tra lavoratori stabili e precari si è invertito a danno dei primi, le famiglie fanno fatica, i giovani non trovano lavoro), da qui la protesta sociale che il Pd vuole raccogliere.
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