Otto evasi nella notte dal Cie di Gradisca La Lega: detenzione, non più accoglienza

Da maggio sono una settantina gli immigrati che sono riusciti ad evadere dal centro immigrati. L’assessore regionale alla Sicurezza Federica Seganti (Lega) chiede che il Cie si trasformi in un carcere. Una richiesta rivolta indirettamente al collega di partito e ministro dell’Interno Roberto Maroni
GRADISCA
Ennesima nottata ad alta tensione al Cie di Gradisca: altri 8 immigrati – e fanno quasi una settantina da maggio a oggi, almeno 150 dal 2006 – sono riusciti a evadere nella tarda serata di venerdì dal centro immigrati al termine di una sommossa. E l’assessore regionale Federica Seganti (Lega) chiede che il Cie si trasformi in un carcere.

Ad appena quattro anni dalla sua apertura, la credibilità del Cie vacilla in maniera evidente. Evasioni, incendi, episodi di autolesionismo, operatori costantemente minacciati, sgarri tra diverse etnie costrette a convivere. E danni stimati per almeno un milione di euro, tanto che la capienza è stata ridotta ben al di sotto di quella ufficiale (240 posti) perchè molti locali sono inagibili dopo le continue sommosse. I sistemi antifuga a infrarossi e per la videosorveglianza sono andati praticamente distrutti nell’estate 2009 e mai ripristinati totalmente.


LA DINAMICA
L’allarme è scattato poco dopo le 22, quando un gruppo di clandestini, in massima parte di etnia maghrebina, si è impossessato della “zona blu” appiccando il fuoco ai materassi delle stanze. Approfittando del marasma molti immigrati – secondo una prima ricostruzione un’ottantina - hanno raggiunto la “zona rossa” e quindi raggiunto il tetto della struttura. In 15 sono scattati verso le le barriere lanciandosi nel vuoto. Solamente 7 sono stati ripresi. A polizia, carabinieri e militari che presidiano il perimetro esterno sono servite quasi due ore per tentare di intercettare alcuni dei fuggitivi e ripristinare l’ordine all’interno, in un clima tesissimo. Non si registrano feriti fra gli addetti alla sorveglianza. Solo qualche graffio e contusione per i clandestini che erano riusciti a varcare le barriere.


IL VERTICE
Da carcere di massima sicurezza per clandestini a prigione-low cost da cui evadere è diventato uno scherzo. L’incredibile metamorfosi del Cie di Gradisca, struttura costata 17 milioni di euro, sarà analizzata con la massima attenzione anche dal neo questore di Gorizia Riccardo Piovesana, che domani mattina si incontrerà con la giunta comunale e successivamente visiterà il Cie. «Abbiamo più volte ribadito che le strutture del centro versano in condizioni precarie e necessitano di interventi improcrastinabili - afferma il sindaco Tommasini - L'ennesima fuga non fa che confermarne tutti i limiti. Prefettura e Questura ci hanno rassicurato sulla predisposizione di interventi efficaci per ripristinare la sicurezza.».


”NON ACCOGLIENZA, MA DETENZIONE”
Chiama la Regione alle sue responsabilità il vicepresidente del gruppo Lega Nord in consiglio regionale, Federico Razzini, che in un’interrogazione alla giunta Tondo di “attingere alle risorse destinate alla sicurezza ora che grazie al governo è stato finalmente impresso un giro di vite alle politiche di immigrazione e contrasto all’illegalità. Sollecito la Regione a intensificare il suo impegno. Il Cie è strumento indispensabile, ma occorrono risorse per tappare le falle”. Risponde l’assessore regionale Federica Seganti, anch’essa in quota Carroccio: «Faremo la nostra parte, ma bisogna ricordare come quello delle evasioni non sia affatto un problema tutto gradiscano. Rivolte e fughe si stanno susseguendo in tutti i centri su scala nazionale, spesso con una appurata regia esterna. È evidente che i Cie in questo momento devono essere ri-adeguati a livello strutturale e regolamentare al loro nuovo ruolo. Gradisca non è più un centro di accoglienza che ospita i disperati sbarcati a Lampedusa, ma contiene immigrati irregolari spesso con gravi precedenti. Deve quindi rispondere maggiormente a caratteristiche detentive e su questo siamo pronti a confrontarci con Roma». E con il ministro Maroni, suo compagno di partito.

LA CONDANNA
«Come pretendere di contenere un’onda con uno scolapasta - denuncia il Sap, sindacato autonomo di polizia. Secondo il segretario Angelo Obit - se le barriere fossero state appena qualche metro più alte e ricoperte con plexiglas nessuno sarebbe scappato. O si attuano i lavori che suggeriamo da anni, o si triplica la vigilanza. Impossibile pensare che gli uomini in pochi secondi riescano a presidiare il perimetro e a risolvere al contempo le tensioni che scoppiano all’interno. Sono sufficienti 7 secondi per scavalcare le barriere. Una terza soluzione è tramutare il Cie interamente in Cara (l’altra struttura gradiscana destinata ai richiedenti asilo ndr) e non, come avvenuto in questi ultimi giorni, trasferirvi immigrati per alleggerire il centro di Milano».

RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:cie

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia