OMICIDIO-SUICIDIO A MESTRE Trentenne uccide l’ex ragazza di 16 anni e poi si spara. Aveva il porto d'armi
L'agguato in scooter: tre spari contro Eleonora Noventa, uno per uccidersi. Lei in bici, lui la aspetta. Una breve discussione poi il trentenne estrae la Magnum dal bauletto della Vespa e fa fuoco. La tragedia ad Asseggiano, quartiere mestrino. L'omicida è Fabio Riccato. La rabbia dei vicini: "Pazzesco che girasse con la pistola"

La pistola usata da Fabio Riccato
ASSEGGIANO. Aveva quasi la metà dei suoi anni. Ma tanto non è bastato a Fabio Riccato, 30 anni, per risparmiare la vita a Eleonora Noventa, 16 anni appena, «colpevole» di averlo lasciato sabato sera, dopo una storia di 8 mesi. Una notte probabilmente insonne, per lui. Una notte che genera mostri: la tragica decisione di far fuori lei e farla finita lui.
La tragedia avviene a poche centinaia di metri dalle abitazioni di entrambi. Eleonora, studentessa all’istituto Gramsci della Gazzera, vuole dimenticare la sera precedente. Sale in bicicletta per andare a trovare i nonni, alla Gazzera. Da via Asseggiano 195, dove i suoi hanno comprato un appartamento tre anni fa, attraversa i binari. Sulla destra c’è via Frescobaldi, una stradina bianca che costeggia la ferrovia: al civico 8 abita Fabio Riccato, il suo ex fidanzato, laureatosi in Scienze naturali con 110 e lode all’Università di Ferrara il 26 giugno scorso.
LE IMMAGINI Il luogo della tragedia
Inevitabilmente Eleonora avrà pensato a lui, a tutte quelle volte che, mano nella mano, avevano passeggiato con Morgan, il cavalier king di lei. Avrà pensato che, alla fine, la decisione di lasciarlo era giusta. Che Fabio se ne sarebbe fatto una ragione. Poi Eleonora non ha modo di pensare ad altro. Perchè quando arriva all’altezza di via Alfani, strada senza uscita, laterale di via Asseggiano, lo vede. Fabio è lì, in sella alla Vespa del fratello Daniele, che la aspetta. I due cominciano a parlare. «Non come due che stanno litigando, ma con calma» racconta un testimone.
Quattro colpi. Ma evidentemente l’estremo tentativo di Fabio per far tornare Eleonora sulla propria decisione non va a buon fine. Sono le 9. Fabio estrae dal bauletto della Vespa una 357 Magnum regolarmente detenuta. La punta contro Eleonora e preme il grilletto. Una, due, tre volte. I colpi, secondo una prima ricostruzione, la raggiungono uno alla tempia, uno al torace, il terzo le trapassa un braccio, proteso nel vano tentativo di difendersi da quella furia omicida. Spari che squarciano la tranquillità afosa di una domenica mattina in via Asseggiano.
Il boato lo sentono tutti: chi abita in via Alfani, ma anche i familiari di Fabio, in via Frescobaldi, solo qualche centinaio di metri in linea d’aria. E’ una scena terribile a cui Rodolfo Boschiero assiste, impotente. Dalla sedia del suo giardino, dove sta leggendo il giornale, vede tutto. Trema di paura quando Fabio lo fissa, con la pistola in mano, e per un interminabile attimo teme di fare la fine del testimone oculare scomodo. Ma, per sua fortuna, Fabio rivolge l’arma contro se stesso. Un colpo al cuore per mettere fine a tutto, per evitare le inevitabili conseguenze (anni di galera) a cui il suo gesto l’avrebbe portato nel caso l’accusa di omicidio premeditato fosse stata accertata in tribunale.
La tragedia. Boschiero è il primo a dare l’allarme. Un attimo dopo si precipita sul posto anche Fabio De Pieri, che abita lì vicino. I due ragazzi sono a terra, l’arma in mezzo ai loro corpi. Eleonora respira ancora: qualche rantolo prima di esalare l’ultimo respiro; Fabio è già morto. Cinque giorni dopo le coltellate di Andrea Donaglio contro l’ex convivente Roberta Vanin, a Spinea, un altro omicidio-suicidio. Un altro uomo che uccide una donna; anzi, in questo caso, una ragazzina che gli aveva detto «no».
Il sopralluogo. Quando arrivano i sanitari del Suem per Eleonora e Fabio non c’è più nulla da fare. Sul posto arrivano i carabinieri, gli agenti delle volanti, gli investigatori della Squadra mobile e gli esperti della Scientifica. In via Alfani si concentrano volanti e auto dei carabinieri. Un nastro bianco e rosso prestato da una residente del posto blocca la strada. Arriva anche il pm di turno Roberto Terzo (vedi a fianco); quindi il medico legale Flavia Mazzarol, di Padova, che chiede l’ausilio anche del collega Silvano Zancaner.
La dinamica sembra piuttosto chiara, il movente passionale sembra accertato. Ma la repertazione è certosina. Passano 4 ore prima che i due cadaveri vengano portati via, la bicicletta e la Vespa caricati su un carro-attrezzi, il sangue coperto con della segatura e la strada venga riaperta alla libera circolazione.
I TESTIMONI "Pazzesco che girasse con la pistola"
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