Nuovo ponte promosso dagli architetti

Intellettuali quasi entusiasti della nuova presenza sul Canal grande. Con qualche eccezione.  Dal Co: «Bellissimo». Ma Ortalli: «I problemi sono altri». L'immobiliarista Plinio Danieli «Bisogna aspettare che sia finito»
Non è un segreto e lo stesso professore lo ha raccontato spesso: l'idea del quarto ponte e soprattutto il coinvolgimento dell'architetto catalano Santiago Calatrava è un'idea sua o, meglio, nata durante una cena in casa sua, a San Polo, e allora è scontata la risposta dello storico dell'architettura e docente allo Iuav Francesco Dal Co alla domanda se, adesso che è montato, quell'opera gli piace. E' addirittura lapidario: «E' bellissimo». Un altro professore, invece, non entra nel merito del giudizio estetico, per lui c'è altro da discutere. «Non è questione di bello o brutto - sostiene Gherardo Ortalli, docente di storia medioevale a Ca'Foscari ed esponente di Italia Nostra - il problema è quale politica si fa per Venezia. Quella del quarto ponte non era certo una questione urgente ed importante, insomma non credo fosse una priorità, penso che la città non ne avesse bisogno. I problemi da risolvere sono altri, ad esempio l'invasione turistica, l'insoddisfazione dei cittadini che cresce. Il ponte di Calatrava mi sembra sia stato utilizzato, con un'operazione mediatica, per coprire, per nascondere i problemi reali della città».



Per l'ex rettore dello Iuav Marino Folin si tratta di «un intervento perfetto all'inizio del Canal grande, in una zona considerata minore e marginale riesce a inquadrare come una cornice la chiesa di San Simeon Piccolo» spiega. Un'altro architetto, più pratico, Plinio Danieli, immobiliarista e realizzatore del Laguna palace di Mestre, è più cauto: «Certo mi piace ma adesso è come dare un giudizio sullo scheletro di un palazzo, bisogna attedere il resto per quello finale, anche perchè ci sono questioni tecniche di non poco conto da risolvere, i parapetti in vetro e l'ovovia» (la soluzione prospettata per i disabili).



Vittorio Sgarbi, il critico d'arte, la sua opinione l'aveva già data qualche giorno fa: «Sono amico di Calatrava e ho un grande rispetto per le opere di quell'architetto, certo che il nuovo ponte visto così darà qualche problema di impatto visivo. Perché arrivando da piazzale Roma modificherà lo sky line della città verso le cupole di San Simeon Piccolo. Insomma, qualche problema dal punto di vista dello spazio e degli ingombri il nuovo ponte lo porrà». Per Piero Rosa Salva, consigliere comunale, è un'opera di architettura contemporanea ardita, ma l'esponente della Margherita ha un rammarico: «Avrei preferito che prevedesse una pedana per i disabili, è un'opera in controtendenza visto che ora si sta progettando tutto pensando anche a loro, ma sarebbe servita non solo a loro, pensate a chi porta valige o spinge la carrozzina col bambino. Ed essendo il biglietto da visita della città mi dispiace». Per l'estetica niente da dire: «Del resto Venezia è una sommatoria di interventi contemporanei» conclude.

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