NUOVA PANSACLicenziati in 501, esplode la rabbia
Avviata la procedura di mobilità. Gli operai fermano le fabbriche, sciopero in Romea

MIRA.
Altro che passo indietro. La Nuova Pansac ha avvitato la procedura per il licenziamento di 501 dipendenti su 844, dei quali 100 su 100 a Portogruaro, 23 su 69 a Marghera, 215 su 484 a Mira. I dati sono stati comunicati ieri con una lettera firmata dall’amministratore delegato Fabio Gandolfi, e ha scatenato la rabbia dei lavoratori, che hanno fermato la produzione in tutti gli stabilimenti del gruppo, e a Mira sono anche scesi in Romea. Intanto il governo, su sollecitazione della Provincia che ha informato anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha convocato un incontro urgente tra le parti per martedì 18. E anche Confindustria è nera per la scelta dell’azienda.
I licenziamenti.
La lettera di Nuova Pansac che annuncia i licenziamenti con l’apertura della procedura di mobilità è partita proprio mentre istituzioni locali e parlamentari veneziani si erano mossi per cercare di riaprire un tavolo di confronto con l’azienda che, nell’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, aveva annunciato 440 esuberi. La nota di ieri è stata però ancor più dura: 501 lavoratori licenziati su 844, di cui 338 solo negli stabilimenti del Veneziano. Nella nota l’azienda spiega che «la decisione aziendale si colloca quale unica soluzione possibile senza alternative praticabili».
Questo perché la Nuova Pansac paga - spiega sempre l’azienda - eccessivi livelli di investimento, uno scarso contenimento dei costi, la mancanza di integrazione industriale e il dispendio di risorse in attività non strategiche, implicito ma chiaro riferimento ai soldi di Nuova Pansac utilizzati da Lori per il Mantova Calcio. Non è un caso, tra l’altro, che la lettera sia arrivata pochi giorni dopo l’incontro tra l’Ad di Nuova Pansac e le banche creditrici, che avrebbero dato il loro via libera al piano di riorganizzazione mettendo alcuni paletti per il rientro del debito dell’azienda, pari a circa 180 milioni di euro.
La rabbia.
La protesta dei lavoratori è scoppiata piena di rabbia. Poco dopo l’arrivo della comunicazione, in accordo con i sindacati, in tutti gli stabilimenti la produzione è stata bloccata. A Mira circa 200 operai sono scesi in strada, bloccando la statale Romea per un’ora, dalle 17.30 alle 18.30. Oggi, sempre a Mira, alle 10 si terrà invece un’assemblea-sciopero, con probabile manifestazione in Romea. A Portogruaro invece i 100 dipendenti lasciati a casa sono in sciopero da ieri alle 22 e vi rimarranno fino alle 14 di domani. Oggi sfileranno dalle 11 in piazza, tra i banchi del mercato.
«Il rischio è - avverte Massimo Meneghetti, della Femca Cisl - che questa sia la premessa per lo spezzatino». Riccardo Colletti della Filctem Cigl: «Se il piano di ristrutturazione è questo, allora è meglio procedere con l’amministrazione straordinaria, non si possono trattare i lavoratori in questo modo. Ora più che mai è necessario il coordinamento con gli altri stabilimenti, l’azienda non riuscirà a dividere i lavoratori».
Il vertice di Roma.
A tessere le trame è stato l’assessore provinciale al Lavoro Paolino D’Anna: «Questo è un piano scellerato, non c’è altro da dire, non possiamo accettarlo». «Ci sentiamo presi in giro», dice la presidente Francesca Zaccariotto: «E’ come morire di colpo senza aver potuto elaborare la malattia». «Con l’avvio della mobilità - recita un documento firmato da istituzioni locali e parlamentari - si capisce che il mandato preciso è quello di portare allo stremo gli stabilimenti per poi probabilmente svenderli a pezzi». Dopo telefonate sull’asse Provincia-Regione (con l’assessore Donazzan) - Governo, dove il caso Nuova Pansac è arrivato sul tavolo del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, è stato convocato un vertice urgente per martedì, probabilmente di mattina.
E confindustria?
L’associazione degli industriali veneziani non è mai stata coinvolta nella trattativa: perché? C’è chi dice che dietro ci sia lo zampino di Fabrizio Lori, e chi che Nuova Pansac l’abbia fatto per avere le mani più libere. «Non essendo stati coinvolti e neppure informati - spiegano in una nota gli industriali - riteniamo di non dover entrare nel merito del piano industriale, ma esprimiamo contrarietà al metodo adottato, attivando la procedura di mobilità al ministero, nei confronti di 501 lavoratori, numero tra l’altro supera di 61 unità quanto annunciato proprio all’ultimo incontro al ministero».
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