«Non toglieremo i crocifissi a scuola»
Dirigenti e primi cittadini d’accordo, in attesa di una decisione del Ministero
MESTRE.
I crocifissi a scuola? «Quelli che ci sono nessuno li toglie, a meno che non arrivi una circolare che ci dà ordini diversi». I dirigenti scolastici degli istituti veneziani non hanno alcuna intenzione di combattere una crociata contro la presenza nelle loro aule del simbolo cristiano.
La sentenza della Corte Europea, accogliendo il ricorso di una famiglia di Abano Terme, ha dichiarato che i crocifissi sono contro la libertà religiosa.
Scuole.
«Una volta c’era dappertutto - spiega la vicepreside del comprensivo di Favaro Gabriella Cabianca - adesso sono spariti da molte aule, ma solo perché alcune sono state restaurate, altre ridipinte. Laddove esistono, non è il caso di toglierli, appenderli apposta per ostentazione però nemmeno, dal momento che sono comunque un segno di ciò che siamo. Finora nessuno si è lamentato. Anzi. Qualche anno fa era accaduto il contrario, ne era finito uno in un cassetto per sbaglio e i genitori avevano protestato». «Quando vado in giro per le scuola - commenta il dirigente scolastico del delcircolo Leonardo da Vinci Giancarlo Cavinato - mi occupo di altro: aule fatiscenti, ragazzi senza sostegno, classi numerose, casi di disagio». Aggiunge: «L’arredo di un’aula in ogni caso, dovrebbe dare dei segnali di apertura e accoglienza verso tutti».
«Finché non giunge un ordine preciso - spiega il dirigente del comprensivo «Trentin» Carlo Paladini - non togliamo quelli che ci sono. Nessuno vuole guerre di religione, non si mette per forza e non si toglie per forza, a meno che non ci sia un ordine della responsabile dell’Ufficio scolastico. In questo caso, se vogliamo essere onesti ed io sono un pensatore laico, si deve iniziare da altri luoghi pubblici come i tribunali». «Il crocifisso non deve diventare un problema - chiosa la dirigente della Manuzio Gabriella Nordio - né in un senso né nell’altro - è un argomento che va interpretato dalla norma, proprio per impedire che diventi terreno di interpretazione e causi contrasti individuali». «È un simbolo della cultura passata e per qualcuno presente e futura - commenta la dirigente del comprensivo Morosini di Venezia Rachele Scandella - personalmente non credo che il valore della religione passi attraverso un simbolo. Se ci arriverà mai una circolare lo toglieremo, per adesso non spreco nemmeno tempo a guardare sui muri se c’è, visto che abbiamo appena comperato il sapone dopo un mese che eravamo senza». «Per ora dove ci sono restano- dice secca Maria Cavezzali preside della Querini - non siamo comunque in uno stato arabo».
Sindaci.
E’ perentorio il sindaco leghista di Musile Gianluca Forcolin: «Non servono ordinanze, giù le mani dai crocifissi. Il primo giorno di scuola ho girato per i plessi e per gli edifici pubblici per controllare che ci fossero. Sentenza o non sentenza, li rimangono, ho dati disposizioni chiare». Più moderato il sindaco di Mirano Michele Carpineti: «Non c’è un’esigenza di fare ordinanze: dove è appeso non verrà tolto e dove non c’è nessuno sarà obbligato a metterlo nel rispetto di tutte le componenti sociali, a meno che non giungano normative specifiche».
Reazioni.
«I crocifissi restano tutti al loro posto - ribadisce la presidente leghista Francesca Zaccariotto - non c’è bisogno di circolari, ribadiamo che è assurdo che la Corte sulla base di un ricorso personale, abbia deciso coinvolgendo l’identità di una intera nazione». «Il crocifisso - sostiene il coordinatore del Pd Gabriele Scaramuzza - rappresenta un pezzo della nostra cultura e laddove è usata non per escludere ma per includere, non crea problema. Mi lascia perplesso che su questioni tanto complesse come la presenza o meno di simboli culturali e religiosi, ci si affidi a sentenze». Aggiunge: «Non c’è necessità di toglierlo dove c’è e aggiungerlo dove non c’è come controreazione, con umiltà da credente dico anche che il crocifisso è un simbolo di intimità e pratica di vita».
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