"Non ci sono solo i cuccioli, adottate anche i cani più vecchi"

Molti animali al canile San Giuliano sono anziani e cercano ancora padrone. Il bastardino Spillo è tra i più simpatici. I volontari: «Tutti vogliono i cuccioli, ma altri hanno più bisogno». Nel rifugio di Mestre i cani sono 350
MESTRE.
Diminuisce il numero degli abbandoni ferragostani al canile di San Giuliano, ma invecchia l'età media degli ospiti a «quattro zampe», che sempre più spesso vengono adottati dalle volontarie della struttura, perché non trovano padroni disposti a prenderli con sé. Il dato nazionale che vede meno padroni lasciare i propri cani ai bordi di una strada, si riflette anche nel canile di Mestre. «Saranno si e no una decina - conferma Angela, uno dei tanti "angeli" della Veneta Zoofila - i cani abbandonati, probabilmente anche per via delle multe e della normativa più severa in fatto di abbandoni. Fino a qualche anno fa erano molti di più, almeno 40 tra luglio e agosto». La gente ha paura di incorrere in reati e ci pensa su due volte. Sono sempre tanti, però, gli «amici a quattro zampe» che fanno il loro ingresso nel canile di San Giuliano per i motivi più svariati. A volte perché i padroni anziani muoiono, o perché devono ritritarsi in casa di riposo o perché non ce la fanno a badarli. «Un grande aiuto - spiega Angela - lo fornisce il microchip, sempre più spesso gli operatori dell'Asl portano un cane smarrito ed entro 24 ore riusciamo a contattare i padroni».

Non appena entrati all'interno della struttura, si viene avvicinati dal «comitato di accoglienza», un gruppo di cani attempati, i più vecchietti, che oramai sono al canile anche da 7-8 anni. Qualcuno zoppica, qualche altro cammina lentamente e qualche altro ancora si limita a guardare di sottecchi da lontano le volontarie che vanno a trovarli. Spillo è uno dei più simpatici: è un bastardino beige agilissimo con un musetto dolce dolce, il suo nome se l'è guadagnato perché oltre ad arrampicarsi in verticale, una volta che gli viene aperto il cancello, per farlo uscire nello spiazzo, riesce a passare per un piccolo buco del portone che dà all'esterno, largo come la mano di una persona. Lui può stare libero qualche ora, poi rientra da solo o attende pazientemente che esca qualcuno. Ma il canile oramai è la sua casa. Ci sono Seul, un bel lupo un po' ingrassato, Gigio, Brigitte. In un recinto ci sono due bastardini, vivevano con un anziano che li ha dovuti a malincuore lasciare per entrare in una casa di cura: un tempo erano quattro, due sono stati adottati, gli altri attendono.

Sono molti anche i benefattori, amanti dei cani che sia in estate che in inverno portano al canile coperte, asciugamani, pane. La struttura accetta qualsiasi cosa possa servire, dalle cucce al cibo. Ogni cane ha una storia quasi sempre di sofferenza da raccontare, spesso solo intuibile. «Botton d'oro» è una cane di taglia media frutto di un incrocio tra un pastore e un huskie, sembra molto aggressivo. In verità è solo possessivo nei confronti di Angela, che lo conosce da molto tempo e porta ancora sul braccio i segni di una sua «dentata» quando ancora era impaurito e convinto che gli esseri umani gli volessero fare del male. Adesso cerca di difenderla dagli estranei. «Il problema - spiega - è che la gente vuole adottare solo i cuccioli e lascia qui i cani adulti, che difficilmente riescono a trovare una famiglia e alla fine rimangono in canile, finché qualcuno di noi non li porta a casa».

Dei 700 cani di qualche anno fa, ne sono rimasti 350. Nonostante ciò, le adozioni ci sono. Eccome. Persone sensibili non mancano e sono almeno una quindicina al mese i cani che vengono adottati, tranne in estate, quando i volontari non amano affidare animali a persone poco convinte. Entrando sulla sinistra c'è quello che viene chiamato «ospedaletto». Qui vengono curati i cani più malati, che necessitano di assistenza.

Veneta Zoofila è riuscita a smantellare la vecchia struttura, realizzarne una di nuova con aria condizionata in estate e riscaldamento in inverno, tutto con soldi ricavati dai banchetti. Ma molto resta ancora da fare.

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