Niente aumenti, alte imposte sul lavoroE i più prevedono una domanda stabile
l 40% del campione non crede all’indice che misura l’inflazione
Se come ha più volte sottolineato il Governatore della Banca d’Italia, Draghi, la ripresa dei consumi potrebbe contribuire in modo rilevante alla crescita del benessere e del Pil, le prospettive appaiono decisamente negative. Infatti, per il 68% dei rappresentati della classe dirigente del Veneto, interpellati per l’indagine One, i consumi nel 2008 rimarranno stabili al livello del 2007, mentre per il 29% subiranno addirittura un’ulteriore contrazione.
Il tema richiama immediatamente un’altra questione calda: la mancata crescita dei salari, con l’avvertimento da parte dell’Ocse che attualmente gli stipendi del nostro Paese sono quasi i più bassi d’Europa. Solo il Portogallo soffre più di noi. A intrecciarsi sono, quindi, tre elementi che difficilmente possono essere tenuti distinti: sviluppo economico, salari e consumi. In una relazione reciproca che è contemporaneamente di causa-effetto e che sottintende future (im)possibilità di crescita per ognuno di questi fattori.
Archiviata la difficoltà di legare in modo preciso la crescita degli stipendi al costo della vita a causa, in primo luogo, dei problemi nel misurare in modo corretto attraverso i dati statistici la crescita reale dell’inflazione (40% delle risposte), i rispondenti hanno messo in luce in modo importante quanto la mancanza di un’adeguata dinamica degli stipendi abbia inciso in modo negativo sullo sviluppo dell’economia nazionale e sul rinnovamento del sistema produttivo. Da un lato, infatti, come effetto primario lamentano la minore performance che le imprese hanno ottenuto in termini di vendita sul mercato italiano (40,8%), dall’altro richiamano la mancata crescita della produttività.
Tale dinamica trova spiegazione in due elementi: il ridotto interesse delle imprese ad investire per migliorare la produttività del lavoro (28,6%), potendo ancora far leva più sulla quantità che non sulla qualità, in ragione del basso costo dalle risorse umane nel confronto europeo, e la minore motivazione dei dipendenti derivante dal limitato livello salariale (17,3%). Situazione quest’ultima, tuttavia, che solo raramente pare aver determinato un maggior turnover aziendale (6,1%) e un più diffuso ricorso allo strumento dello sciopero (3,1%). Resta il fatto che la minore crescita dei salari rispetto al costo della vita rischia, secondo le valutazioni degli interpellati, di porre innanzitutto una seria ipoteca sulle prospettive di sviluppo delle imprese, in particolare per quelle, soprattutto di piccole dimensioni, che hanno come unico riferimento il mercato domestico.
L’insufficiente crescita dei salari, quindi, incide negativamente sia sul sistema produttivo, sia sul lavoratore-consumatore. Quest’ultimo, secondo il panel intervistato, può mettere in atto strategie differenziate per migliorare, o almeno mantenere, il proprio tenore di vita. Nove intervistati su dieci concordano che una strada utile per garantire il livello dei consumi dei lavoratori sia quella di puntare ad una rappresentanza (politica, sindacale) che agisca con più determinazione nell’introdurre una riduzione delle imposte sul lavoro (89,5%). Inoltre appare opportuno ed efficace che il lavoratore, per migliorare il proprio tenore di vita, aggiunga alcune «skill» al suo bagaglio di competenze, aumentando così la propria produttività: una maggiore disponibilità alla mobilità territoriale (68,9%) e una maggiore formazione per poter aspirare a livelli più elevati di retribuzione (58,1%). Accanto a queste soluzioni primarie viene prospettato come efficace anche il puntare all’attribuzione di stock option e incentivi (52,1%) e il moderare gli attuali consumi per tutelare quelli futuri attraverso il risparmio (50,6%). Viceversa, il ricorso ad un maggiore indebitamento per sostenere il livello di consumo abituale raccoglie appena il 5,4% dei consensi.
Il tema consumi rimane, quindi, rilevante nelle prospettive economiche del nostro Paese. Tant’è che il 94,6% degli imprenditori veneti (96% per il totale degli intervistati) non esitano a dichiarare che per sostenerli, e con questo aiutare la crescita, potrebbe giovare un aumento degli stipendi e una maggiore stabilità del lavoro tra i più giovani.
Nella lettura complessiva dei dati raccolti, i consumi rappresentano la via immediata per la crescita economica. Tuttavia, a più riprese emerge come centrale il nodo della produttività. Solo la capacità, istituzionale, imprenditoriale e dei singoli lavoratori, di far tornare a aumentare questo parametro permetterà al reddito di ricominciare a crescere in modo adeguato, consentendo così gli auspicati aumenti retributivi e il rafforzamento della domanda interna.
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