Nel presepe spunta la moschea
Il presepe è stato allestito a Venezia nell’istituto professionale del Centro italiano femminile, organismo cattolico. Don Pistolato: bel segno. La Lega: eresia

Presepe con la capanna, la sacra famiglia e la moschea. Così lo ha pensato Suada Kechman, nell’istituto professionale del Centro italiano femminile, organismo cattolico. «Sono nata a Mostar in Bosnia e pratico la religione musulmana», ha detto la donna. Suada è bidella. A Venezia è arrivata profuga nel 1993: «Sono scappata con le mie due bambine. L’anno successivo mi ha raggiunto mio marito. Ho costruito con Donatella Trevisan, mia collega di lavoro cattolica, il presepio in ossequio alla cultura religiosa veneziana. Mi sembra giusto rispettare le tradizioni del popolo ospitante».
Poi, nel presepio tradizionale, Suada ha inserito pure la moschea: «Conosco Gesù, non i re magi - si giustifica - Sarajevo era bella: prima del conflitto bellico era una città cosmopolita, simbolo di tolleranza multiculturale, multietnica, multireligiosa. Noi studenti eravamo curiosi di entrare in chiesa, in moschea, in sinagoga. Era normale andare ad ascoltare il sacerdote, l’imam, il rabbino». La direttrice del Centro, Valentina Pontini, spiega: «In questa scuola fino a tre anni fa si preparava l’albero. Poi con i docenti abbiamo ritenuto significativo proporre il presepio. L’iniziativa della moschea ci è parsa positiva». L’istituto è frequentato da 150 ragazzi. La percentuale degli stranieri è pari al 40 per cento.
I loro paesi di provenienza sono l’Albania, la Cina, le Filippine, la Macedonia, il Marocco, la Polonia, la Russia, la Svezia, la Turchia, l’Ucraina. Dall’aula esce una diciassettenne cinese: «Vedere il presepe non mi disturba. Conosco a pezzetti la storia cattolica. Ne parlerò con l’insegnante». Sull’accostamento della moschea al presepe le perplessità non mancano. Alla notizia padre Konrad Friedrich Ferdinand, cappellano nella chiesa di San Simon Piccolo dove si celebra la messa in latino, esplode in un’esclamazione di dissenso: «Oh no! E’ sbagliato aggiungere la moschea. Ma chi lo ha fatto? - chiede - E con quale spirito? Si deve sapere che i musulmani non hanno lo stesso concetto di Gesù Cristo, per noi Gesù Cristo è Dio, mentre per i musulmani non lo è.
Quindi l’elemento moschea stona». Poi si interrompe: «Il discorso è complicato. Sono molto stanco». Ma monsignor Dino Pistolato, direttore della Caritas diocesana, afferma: «La novità della moschea non mi disturba, anzi trovo che sia un bel segno. Il messaggio cristiano è l’Emanuele, cioè Dio che viene per tutti indistintamente». Il sacerdote esprime apprezzamento per l’apertura culturale. Padre, Alberto Ambrosio della comunità dei domenicani di Istanbul, esulta: «L’iniziativa è molto bella, denota la sensibilità di chi ha suggerito un tal presepe, ma il suo gesto rivela qualcosa di più in quanto ha percepito che in quell’inerme bambino ci sono la fragilità, la sofferenza e la speranza dell’intera umanità. Dio è tutto e in tutti. Quindi c’è spazio anche per la moschea. E aggiungerei la sinagoga e la pagoda».
Alberto Mazzonetto, consigliere comunale della Lega Nord: «Non fa parte della nostra tradizione e identità culturale. La commistione rischia di diventare sincretismo, cioè confusione tra le diverse religioni. La moschea nel presepe è un’esterofilia insulsa. Si rischia di confondere i piani: è qualcosa di eretico». Giuseppe Caccia, consigliere comunale dei Verdi commenta: «Non vedo perché stracciarsi le vesti. E’ un segnale positivo in linea con la grande apertura del mondo cattolico veneziano verso tutte le religioni e non soltanto le 3 monoteiste. Tale tendenza non è superficiale».
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