Muore a seguito di una trombosi Quattro medici sotto inchiesta
Aveva una gamba molto gonfia e nessuno se n’è curato
Per la morte della 64enne Gianna Cerulli Pianon sono quattri i medici indagati. Il pm Barbara De Munari, dopo aver ottenuto i primi risultati dell’autopsia, ha iscritto un medico dell’ospedale Civile e altri tre ai quali si era rivolta nel registro degli indagati per omicidio colposo. La signora è morta domenica 11 ottobre e sono stati i parenti a volerci vedere chiaro sul decesso, visto che fino a un mese prima Gianna Cerulli Pianon era dinamica e sana come un pesce.
L’autopsia, che il pubblico ministero veneziano ha fatto eseguire giovedì della scorsa settimana dal medico legale Antonello Cirnelli, avrebbe già dato i primi risultati: il decesso sarebbe dovuto ad una trombosi, un embolo partito presumibilmente da una gamba. Probabilmente un’adeguata terapia - esiste una farmaco, l’eparina, che evita il formarsi di grumi di sangue e bolle di aria - avrebbe potuto salvare la donna. Sarebbe stato necessario, però, diagnosticare la trombosi e intervenire in modo adeguato. Invece, il suo medico curante, un ortopedico, un professionista specializzato in terapia del dolore, e prima di loro un medico del Pronto soccorso, non avrebbero capito.
A raccontare l’ultimo mese di vita della donna sono stati il marito e il figlio nell’esposto inviato alla Procura. Un mese prima della morte si era all’improvviso ritrovata a letto a causa di un forte dolore alla schiena. Era così iniziato il pellegrinaggio da più medci e alla fine le era stata diagnosticata un’ernia del disco, dopo che al Pronto soccorso erano intervenuti con un antidolorifico, rimandandola a casa. Quindi, il medico di base le avrebbe prescritto una risonanza magnetica, con la conseguente ricerca frenetica di un laboratorio che eseguisse l’indagine in tempi compatibili con i suoi dolori. Poi, l’esame diagnostico al San Camillo, infine il ricorso al reparto di Neurologia dell’ospedale di Padova dove è stata anche sottoposta ad una terapia antidolore.
In tutto questo - hanno scritto i congiunti - nessuno si sarebbe preoccupato della gamba sempre più gonfia della donna, costretta a letto da settimane, e nonostante le sue segnalazioni. Comunque, dopo la terapia antidolore eseguita a Padova, la signora si sarebbe sentita meglio, alleggerita tanto da alzarsi dopo giorni dal letto la mattina di domenica 11, anche se la sua gamba era sempre gonfia. Neppure il tempo per il marito di preparare la colazione che la donna ha iniziato a sentirsi male, addirittura a non respirare più. Inutile, alla fine, anche il pronto intervento dei medici del 118.
Dopo aver firmato l’esposto marito e figlio si sono rivolti ad un legale, l’avvocato Gualtiero Pizzigati, che a sua volta a ritenuto di nominare un consulente da affiancare al medico legale della Procura, la dottoressa Giorgia Ducolin.
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