Mose, Venezia vuole i danni d’immagine

Comune e Città metropolitana pronti ad avviare una trentina di cause civili: in ballo Galan, Chisso, Spaziante, Cuccioletta
Di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Sono più di trenta gli imputati dell’inchiesta per la corruzione del Mose che hanno patteggiato la pena e che hanno già pagato cifre consistenti allo Stato, ora sono il Comune di Venezia e la Città metropolitana lagunare a battere cassa per i danni all’immagine della città che hanno provocato. Gli uffici legali dei due enti hanno già spedito le lettere ad ognuno di loro per interrompere la prescrizione e sono pronti ad avviare le cause civili.

A Giancarlo Galan, ex ministro ed ex governatore veneto, sono stati chiesti 200 mila euro da Ca’ Farsetti e altrettanti dall’ex Provincia, centomila euro per ciascuno dei due enti all’ex assessore regionale Renato Chisso, stesse cifre per il generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante, che ha patteggiato una pena di quattro anni a Milano, sempre centomila euro per Comune e altrettanti per Città metropolitana all’ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, cinquantamila per ciascuno degli enti agli imprenditori di Chioggia, i Boscolo sia della Cooperativa San Martino sia della Coedmar, idem per i vertici del Consorzio Venezia Nuova Alessandro Mazzi e Pio Savioli, così come all’ingegnere veneziano Maria Teresa Brotto e al portaborse di Giovanni Mazzacurati, Federico Sutto.

Ieri, intanto, è proseguito il processo per i sette imputati che hanno scelto di essere processati dal Tribunale presieduto dal giudice Stefano Manduzio. Ha testimoniato il maresciallo del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza Ferdinando Rizzello, che ha partecipato alle indagini fin dal primo momento. Su richiesta del pm Stefano Ancilotto, ha sciorinato l’elenco dei documenti trovati nei file dei computer sequestrati durante la perquisizione, nel 2013, negli uffici del Consorzio Venezia Nuova. È spuntata la lettera scritta in realtà dall’ingegnere del Consorzio Luciano Neri ma firmata dalla presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva e inviata al ministro Altero Matteoli. A Venezia era stata registrata nel 2008 un’ennesima acqua alta e con le parole di Neri Piva spiegava che c’erano stati danni notevoli anche perché purtroppo il Mose non era ancora pronto. Poi il maresciallo ha parlato della lettera firmata dal ministro Matteoli, nel 2009, e indirizzata al presidente della Corte dei conti, con la quale l’esponente di governo si lamentava della relazione molto critica sull’attività del Consorzio scritta dal consigliere Antonio Mezzera. Un documento che cita interamente la bozza preparata appositamente dal consulente legale del Consorzio, l’avvocato Alfredo Biagini, e inviata dal presidente del Magistrato Cuccioletta a Matteoli. Infine, ha illustrato una lettera a firma Matteoli in cui o autorizza nel 2004 la presidente del Magistrato Piva a dare in affidamento diretto al Consorzio i lavori di bonifica di Marghera, anche se nulla centravano con la salvaguardia della laguna.

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