Morta dopo l'operazione, il tecnico:"Mi spiace, non ho aperto l'ossigeno"

Clamoroso sviluppo nell’inchiesta sulla morte di Maria Grazia Rossato dopo un intervento in cardiochirurgia al centro Gallucci di Padova. Interrogato dal pm, il direttore sanitario conferma la confessione di un tecnico. Indagato per omicidio colposo tutto il personale sanitario che ha trattato la paziente
La vittima Maria Grazia Rossato
La vittima Maria Grazia Rossato
PADOVA
. Un tecnico si sarebbe presentato al vertice sanitario dell'Azienda ospedaliera, scusandosi per non aver attivato l'apertura dell'ossigenazione proveniente dalla rete fissa nel passaggio dall'alimentazione a bombola, ormai esaurita, al sistema centralizzato: è uno dei punti centrali dell'interrogatorio del direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera, Giampietro Rupolo, sentito ieri mattina per una cinquantina di minuti dal pubblico ministero Benedetto Roberti.


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È arrivata la conferma ufficiale che mette un fondamentale tassello per chiarire le circostanze (e le responsabilità) sulla morte di Maria Grazia Rossato, la cinquantenne di Spinea spirata il 24 agosto scorso dopo un intervento di sostituzione di una valvola mitralica seguito da altre due operazioni, tutte avvenute nell'arco di appena una settimana al centro cardiochirurgico «Gallucci».

Eppure l'indiscrezione circolava da giorni nei corridoi dell'Azienda ospedaliera: già perché il tecnico, profondamente dispiaciuto, avrebbe bussato alla porta della direzione sanitaria all'indomani della morte della paziente. Una morte che ha fatto scattare l'inchiesta in seguito all'esposto presentato all'autorità giudiziaria dall'ex marito Luciano Fior.

Nella tarda mattinata di ieri il dottor Rupolo è stato convocato al quarto piano del Palazzo di Giustizia come persona informata sui fatti. All'uscita dall'ufficio del pm, solo poche parole: «Come succede normalmente nei rapporti istituzionali con la procura, mi è stato chiesto dal magistrato un incontro». Nel colloquio sono stati ricostruiti, giorno per giorno, tutte le fasi delle prestazioni e degli interventi cui è stata sottoposta la sfortunata signora fino all'operazione del 21 agosto, l'ultima, che le sarebbe stata fatale. Operazione al termine della quale Maria Grazia Rossato era stata collegata all'Ecmo, un macchinario di supporto per l'ossigenazione extracorporea del sangue utilizzato quando i pazienti non sono in grado di respirare autonomamente. Nel passaggio dall'ossigenazione a bombola, impiegata in sala operatoria, a quella collegata alla rete fissa della Terapia intensiva sarebbe avvenuta la sospensione dell'ossigeno.

Ieri la conferma da parte del direttore sanitario: un tecnico avrebbe confessato di non aver attivato l'ossigeno del sistema centralizzato. Un'interruzione durata - secondo i familiari - alcuni minuti. Dall'esame medico legale eseguito lunedì sul corpo di Maria Grazia Rossato è emerso che il decesso è stato causato da un'anossia, ovvero una mancanza di ossigeno. A eseguire l'autopsia su incarico della procura l'anatomo-patologa Emanuela Turrillazzi dell'Istituto di medicina legale di Foggia e il cardiochirurgo di Chieti Gabriele Di Giammarco. Nei prossimi giorni, comunque, saranno sottoposti ad accertamenti campioni prelevati dal cuore e dai polmoni: entro 60 giorni il rapporto dei consulenti sarà trasmesso al magistrato inquirente.

Ieri pomeriggio, invece, il pm Roberti ha affidato un altro incarico tecnico alla dottoressa Maria Laura Costantino del Dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano: dovrà stabilire se l'Ecmo, al quale era stata collegata la paziente, era idoneo a funzionare e all'uso. Un incarico che dovrà essere svolto rapidamente. Lo stesso direttore sanitario, infatti, ha sollecitato la procura a operare con celerità per «liberare» quanto prima la macchina, attualmente sotto sequestro.

Nel frattempo, come atto dovuto, è finito nel registro degli indagati per omicidio colposo tutto il personale sanitario che ha trattato la paziente: 4 cardiochirurghi (Cosimo Guglielmi, Vincenzo Tarzìa, Maurizio Rubino e Alban Lica) con l'anestesista Elisa Michieletto difesi dall'avvocato Lorenzo Locatelli; l'infermiera di sala operatoria Elisabetta Catellan e 3 tecnici (Enrico Ceccherini, Chiara Pecchielan ed Elisabetta Zanella) difesi dall'avvocato Barbara Bisinella.

Intanto la famiglia ha fissato il funerale di Maria Grazia per domani alle ore 16 nella chiesa dei Santi Vito e Modesto di Spinea.

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