Miroslawa, sei ore per la prova d’italiano

Emozionata la ballerina polacca. «E’ una studentessa modello». Orali il 9 luglio.
Ieri la detenuta più famosa ha svolto il compito d’italiano sul tema del rapporto padri e figli. L’ira della direttrice del femminile: «Parla troppo coi giornali, la punirò»
VENEZIA. Tensione e preoccupazione nel carcere femminile della Giudecca. L’evento: sono in corso gli esami pubblici di maturità per le recluse. Ieri la prova d’italiano, oggi il disegno di un capo d’abbigliamento, lunedì lo scritto di matematica, inglese, modellistica e storia del costume, mercoledì 9 l’orale. Tra le maturande la quarantaseienne Katharina Miroslawa, l’ex ballerina polacca condannata a 21 anni di reclusione come mandante dell’omicidio dell’amante, l’imprenditore Carlo Mazza.


Con il diploma di scuola media superiore, rilasciato dall’istituto Ruzza di Padova, Katharina diventerà tecnico dell’abbigliamento e della moda e potrà coronare il suo sogno: quello di iscriversi allo Studium Generale Marcianum, il polo accademico fondato nel 2004 dal patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, e laurearsi in teologia. Nel penitenziario, due anni fa, Katharina ha ricevuto il sacramento della cresima dall’ex patriarca cardinale Marco Cè, e lo scorso gennaio è diventata nonna.


La notizia degl esami in corso è trapelata a causa di un’intervista della Miroslawa. Un’iniziativa di troppo, stando alla direttrice dell’istituto penitenziario Gabriella Straffi, tanto da spingerla a sbottare: «La detenuta quelle dichiarazioni non doveva rilasciarle. Non è stata autorizzata. Potrebbero essere presi provvedimenti». Nel frattempo ieri, Katharina, emozionata e concentrata, si è presentata alla commissione d’esame (un presidente e sei docenti, tre interni e tre esterni).


Ore 10,30 inizia la prima prova d’italiano. Lei, insieme a un’altra detenuta, l’affronta e sceglie il saggio breve. Il titolo «Padri e figli: possibili chiavi di lettura di un rapporto intricato e coinvolgente». Poi consegna il foglio, trattenuto per sei lunghe ore, alla commissione piacevolmente sorpresa. E’ fatta. Oggi l’altra prova. Dentro il carcere gravitano numerosi insegnanti. La preside dell’Istituto Ruzza, Luisa Tinti, dice: «La Miroslawa è una studentessa modello. Ha superato le prove preliminari per l’ammissione all’esame pubblico di maturità con una media vicina all’otto».


Il coordinatore dei docenti, Roberto Gigliotti, spiega: «Il giorno precedente l’esame la Miroslawa era molto provata e tesa. Lo studio richiede molta concentrazione. Non è facile studiare dentro il penitenziario, trovare il giusto equilibrio e convivere nella stessa cella con altre detenute. Chi si appresta ad affrontare prove d’esame ha esigenze diverse. In situazioni normali gli studenti sono circondati da persone comprensive che facilitano la vita. Non è stato così per la Miroslawa e per le altre. Per loro è stato uno sforzo immane, superiore». Il docente osserva: «Non c’è confronto con il mondo che ogni giorno le circonda. I dati forniti dall’istituto penitenziario parlano da sé. Dopo l’indulto il carcere si è ripopolato: la percentuale delle detenute straniere è pari al 70%. Hanno bassa scolarizzazione e scarsa capacità di comprendere il contesto vissuto dalle carcerate studentesse».


Gigliotti sottolinea: «Alla maturanda Miroslawa e alle altre non è stata assegnato alcun spazio dove studiare con tranquillità. Solo recentemente, a corsi terminati, è stata data loro la possibilità di usufruire della «sezione scuola», cioè di aule solitamente adibite all’istruzione».

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