Mingardi spiega il voltafaccia
L'ex assessore è nella lista del ministro Brunetta. Il primo è Stefano Zecchi. Scoppia intanto il caso Brugnaro
Enrico Mingardi e Renato Brunetta
MESTRE. Enrico Mingardi stringe la mano al ministro Renato Brunetta, candidato sindaco di Pdl e Lega Nord e ora suo alleato, e poi riceve l’inattesa visita della Polizia municipale. Due vigili si sono presentati, prima della conferenza stampa, e gli hanno fatto firmare le dimissioni da assessore.
«Avevo annunciato a voce la mia decisione al sindaco - spiega Mingardi - Evidentemente devo farlo scrivendo». «Cacciari ha voluto fare una carnevalata», commenta Brunetta. Dal Comune ribattono: la Polizia municipale si è recata al Laguna Palace, su indicazione dell’ex assessore. Inizia così la conferenza stampa con cui l’ex assessore Enrico Mingardi ha ufficializzato il suo sostegno al ministro Renato Brunetta. Nello stesso momento Cacciari passava le sue deleghe a Laura Fincato. Ieri è stata una giornata di polemiche. Nella bufera finisce anche Luigi Brugnaro, presidente di Assindustria Venezia, per la sua presenza all’incontro. In sala anche Giampaolo Pighin: la sua Civica sosterrà il centrodestra. Brunetta presenta il simbolo della lista che porta il suo nome. Capolista sarà Stefano Zecchi ma «se vorrà, Mingardi potrà entrare in lista» dice. E l’ex assessore si rende subito disponibile.
«Ho un ruolo da svolgere», dice. Mingardi spiega di non aver avuto da Orsoni «garanzie per proseguire un lavoro già avviato». «Sono andato a vedere lo stato del programma che non c’è. E’ un rinvio continuo. Ho esaminato il progetto del ministro Brunetta che è chiaro e puntuale sulle scelte della città e ho deciso». Cacciari lascia e Mingardi ritiene chiusa la sua esperienza col Pd dopo 5 anni in cui il filosofo l’aveva «imposto come tecnico: sono stato più un amministratore delegato che un assessore. Ho lavorato da solo per ottenere risultati di cambiamento. Sono stato l’uomo dei fischi perchè lavorando con le infrastrutture prima del risultato finale qualcuno lo scontenti per forza. Ma sono stati fischi bipartisan». Sul tram, Brunetta però è contrario come il Pdl veneziano.
«Basta guardare al passato, braccia aperte a chi condivide il mio programma per il futuro», dice il ministro che ha affidato a Mingardi il progetto di riforma dei servizi pubblici a Venezia.. «Le critiche? Ho visto dichiarazioni di persone che in questi 5 anni non ho mai sentito al telefono - prosegue Mingardi - Da domani vado tra la gente a spiegare la mia scelta. Io sono credibile».
E la scelta non deve stupire, interviene Brunetta, perché il Pdl e lui stesso, 5 anni fa, sostennero Cacciari contro Casson. Il ministro ricorda due telefonate di richiesta di sostegno ricevute da Cacciari e la sollecitazione «dalla mia amica Laura Fincato: fu il voto del centrodestra a far trionfare Cacciari». Ma del laboratorio politico di Cacciari «non si è visto nulla. E ora si lascia andare a frasi oscure nei miei confronti, frasi che non sono degne nè di un sindaco nè di un filosofo. Gli chiedo di abbassare i toni e di moderarsi». Intanto con Giorgio Orsoni, ieri è stato scontro. Brunetta spiega di aver telefonato al concorrente chiedendogli di smentire le dichiarazioni al veleno e minaccia querele.
Orsoni ribatte: «Credevo fosse solo uno sfogo di rabbia in un momento di difficoltà, quella telefonata (...) Certo non ci faremo, non mi farò intimidire». E su Mingardi: «non siamo disposti a scendere a compromessi e non assicuriamo posti a vinti e vincitori», ribadisce. «E se qualcun altro ha voglia di seguire l’ex assessore, facciano presto: la potatura rinforzerà l’albero. Il ciclo deve finire». E Gabriele Scaramuzza (Pd): «Più che un tecnico, Mingardi è uno smemorato».
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