Violenza sessuale su una ragazzina di 11 anni, Mulas in regime di isolamento: «Vuole farsi interrogare dai pm»
Il gip ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. Decisivo il portafoglio lasciato sulla scena. Pochi giorni fa a Torino era stato denunciato per il possesso di un coltello

Massimiliano Mulas resta in regime di isolamento nel carcere di Santa Maria Maggiore. Il quarantacinquenne, accusato dalla pubblico ministero Anna Andreatta di violenza aggravata ai danni della bambina di undici anni aggredita giovedì scorso, è comparso ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza che ha convalidato il fermo di indiziato, disponendo al tempo stesso la misura cautelare della custodia in carcere.
In isolamento
Numerosi, e al tempo stesso schiaccianti, gli elementi raccolti a carico del 45 enne. A cominciare da quel portafoglio smarrito negli attimi dell’aggressione e trovato dai carabinieri all’interno dell’abitazione della bambina, risultato poi decisivo ai fini della cattura da parte dei carabinieri. Al tempo stesso, visti anche i numerosi precedenti specifici in materia di violenza (l’ultimo nel novembre scorso quando Mulas cercò di stuprare una minore nel Cuneese), troppo alto il rischio di reiterazione del reato, così come il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove: per questi motivi il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere. Mulas, in cella da venerdì scorso, è tenuto sotto stretta sorveglianza.
Ieri l’uomo - innocente fino a sentenza definitiva - si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nessun chiarimento sulla vicenda, e sui punti ancora oscuri di quell’orrore ai danni della bambina residente in un noto rione cittadino, sono stati forniti al giudice per le indagini preliminari. Nelle prossime settimane, però, il legale difensore di Mulas, l’avvocato Ignazio Bellai del foro di Cagliari, chiederà l’interrogatorio al pubblico ministero: «Ora dovremo studiare gli atti del fascicolo, nelle prossime settimane è intenzione del mio assistito chiarire alcuni aspetti». Oltre al racconto della vittima, le prove raccolte a carico di Mulas vanno dalle registrazioni video delle telecamere che ne hanno immortalato gli spostamenti e le testimonianze dei vicini di casa.
La sua storia
Il 45enne, nato in Germania ma di origini sarde, dopo aver scontato svariate condanne, da ormai circa tre anni si trovava in stato di libertà. Nei suoi confronti non era stata emessa alcuna misura di sicurezza, quelle misure cioè applicate solo a chi si è macchiato di uno o più reati e che mirano a limitare il rischio di recidiva.
Negli ultimi anni, Mulas aveva condotto una vita da errabondo. Tutt’ora residente in Italia, l’uomo è considerato un senza fissa dimora. Uscito dal carcere, la sua vita si è divisa tra Tempio Pausania, in provincia di Sassari, residenza della madre. Sempre in rifugi momentanei, aveva poi attraversato l’Italia.
Prima a Spoleto, poi Perugia, infine Torino. Qui, nel capoluogo piemontese, solo due giorni prima dell’aggressione di Mestre, era arrivata l’ennesima chiamata al suo difensore. La polizia ferroviaria, infatti, martedì scorso l’aveva denunciato per porto abusivo d’armi. In seguito ad un controllo, infatti, Mulas era stato trovato in possesso di un coltello.
L’ultima denuncia prima dello stupro
La denuncia di martedì scorso, a Torino, rappresenta un ulteriore indizi sugli spostamenti dell’uomo nei giorni precedenti all’aggressione di giovedì a Mestre. L’uomo, infatti, potrebbe essere arrivato con ogni probabilità il giorno stesso nella terraferma veneziana, o al massimo il giorno prima.
Difficile quindi immaginare che avesse puntato da giorni la sua vittima. Gli inquirenti, poi, non escludono che Mulas possa non solo aver pedinato ma anche ascoltato la telefonata che la bambina undicenne aveva fatto all’amica, temendo di essere seguita. Aspetti, questi, su cui le indagini sono chiamate a far luce nei prossimi giorni.
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