San Donà, medico opera il tumore dell’amico: «Ti salverò e vinceremo il torneo»
Il chirurgo Renato Salvador rimuove un tumore all’amico conosciuto sulle piste. A Fossalta, Roberto Trentin vince il torneo nazionale
«Sei un amico ma anche un paziente. E ai miei pazienti non nascondo mai nulla. Nel tuo caso, la percentuale di mortalità dell’intervento è del cinque per cento». Come tante altre persone, anche Roberto Trentin, sandonatese di 76 anni, non era pronto a sentirsi dire quelle parole. A scandirle il medico, e compagno di innumerevoli partite a bocce, Renato Salvador: chirurgo luminare nell’ambito delle patologie dell’esofago. Nel gelo dell’ambulatorio, però, il dottore aveva aggiunto: «Vedrai che andrà tutto bene. E la prima partita a bocce, dopo la tua guarigione, la giocheremo insieme. Promesso».
Tre mesi dopo i due amici non solo hanno mantenuto fede al patto, ma a Fossalta di Portogruaro, nei giorni scorsi, Trentin ha pure vinto per la prima volta una gara nazionale. E lo ha fatto insieme al dottor Salvador, capitano della bocciofila Dolada Seribell di Ponte nelle Alpi, oltre che vicepresidente del comitato veneto Fib (Federazione Italiana Bocce).
La storia del settantaseienne sandonatese rispecchia quella di tante persone afflitte dal cancro. Non era la prima volta che l’uomo affrontava il male, aveva già superato la prova in passato, ma il destino gli riservava una nuova sfida: il tumore era ricomparso attaccando lo stomaco e l’esofago.
A quel punto, per Trentin era stato naturale rivolgersi a Renato Salvador. Si erano conosciuti oltre vent’anni prima nella bocciofila di Chiesanuova, a San Donà, dove continuavano a frequentarsi. Il quadro clinico era chiaro: «Roberto veniva da una storia oncologica e da problemi al cuore, il suo stato di salute lo conoscevo bene. L’ho rassicurato e gli ho illustrato la strada che avremmo intrapreso» spiega Salvador, 45 anni, dal 2013 attivo nella clinica universitaria di Padova all’interno dell’unità operativa di chirurgia generale 1, diretta dal prof. Michele Valmasoni, e dal 2022 professore associato dell’ateneo patavino.
Il percorso da seguire era lineare: prima la chemio, poi l’intervento. Affrontata la terapia, in autunno Trentin ha raggiunto Salvador all’ospedale di Padova per la visita pre-operatoria: «Ricordo gli occhi di Roberto e delle sue figlie quando ho spiegato i rischi dell’intervento» racconta il chirurgo. È stato allora che i due amici, legati da una lunga serie di momenti in pista, hanno stretto il loro patto.
«Roberto mi ha fatto sudare per sette ore, perché i suoi precedenti hanno reso inevitabilmente più complesso il lavoro» ricorda Salvador. Eppure l’operazione è riuscita, nessuna complicazione, lasciando il tempo ad una veloce convalescenza: «La ripresa che ha avuto, soprattutto sotto il profilo respiratorio, è stata incredibile».
La gratitudine per l’esito dell’intervento, che ha permesso di sconfiggere il cancro, ha portato medico e paziente a mantenere la promessa, e a farlo il prima possibile. Il 5 gennaio scorso, sulla pista di Fossalta di Portogruaro, Roberto Trentin, insieme a Renato Salvator e a Lorenzo Furlan, ha messo in campo tutta la grinta in una gara nazionale a terne (aperta a tutti i giocatori, a prescindere dalla squadra e dalla categoria in cui militano) strappando la vittoria, con la sua Chiesanuova, alla Veronica di Fossalta. L’asticella era alta: a differenza del dottor Salvador, Trentin non aveva mai vinto prima una competizione nazionale.
«Sono arrivato a fine gara un po’ stanco, ma Renato mi tirava su e mi incoraggiava a tenere duro» ammette Trentin. Doppia vittoria, quindi, per il settantaseienne che riflettendo sul proprio vissuto confessa: «Nella medicina ho sempre avuto fiducia, ogni intervento l’ho affrontato con serenità perché credo nella preparazione dei nostri dottori. Anche per questo, non bisogna mai lasciarsi andare e combattere contro il male. Qualche volta vince lui, ma qualche altra volta vinciamo noi».
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