Marco Polo e la sua storia a Palazzo Ducale: dalla casa natale al testamento originale
Pezzi inediti o riscoperti impreziosiranno a Venezia la mostra dedicata al grande viaggiatore nei 700 anni dalla morte. Aprirà il 6 aprile, saranno visitabili anche le tracce dell’edificio nelle fondazioni del Teatro Malibran

Le fondazioni della sua casa di famiglia in Corte del Milion, dov’è oggi il teatro Malibran. E il testamento originale vergato di suo pugno, custodito nella Biblioteca Marciana. Sono i due inediti più importanti, che oggi qui anticipiamo, della grande mostra su Marco Polo che si inaugura il 6 aprile a palazzo Ducale, a Venezia, nel 700esimo anniversario della morte del grande mercante– esploratore veneziano.
Una figura chiave per la conoscenza del continente asiatico, in epoca medievale per la gran parte ignoto, e per i suoi resoconti dettagliati di quei paesi lontani e dei loro popoli.
Marco, partito ragazzino verso l’Oriente con il padre e lo zio, era tornato a Venezia dopo 24 anni, dopo aver visitato Paesi allora sconosciuti come l’Armenia, la Persia, il Pamir e l’Afghanistan, l’India dell’impero Moghul, la Mongolia e la grande Cina. Un mondo di conoscenza illustrato nel Milione. Le “Devisement du monde”, cioè la Descrizione del mondo, dettato al suo compagno di cella a Genova Rustichello da Pisa.
“I mondi di Marco Polo, il viaggio di un mercante veneziano del Duecento” è il titolo della grande mostra che aprirà sabato 6 aprile a palazzo Ducale, fino al 29 settembre, curata dallo storico archeologo e islamista Giovanni Curatola e da Chiara Squarcina, direttrice della Fondazione Musei. La prossima settimana si leverà il sipario, oggi siamo in grado di descrivere i primi gioielli .
Il pezzo forte
Il pezzo forte saranno le fondazioni della casa dei Polo, portate alla luce durante il restauro del teatro Malibran alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Il luogo da dove tutto ebbe inizio, che sarà al centro della grande esposizione, che potrà contare ben 300 opere provenienti da tutto il mondo.

Ci saranno i tessuti prestati dal Qatar, i tappeti, le miniature e i tanti oggetti portati dalla lontana Cina. Ci sarà anche il testamento di Marco Polo custodito alla Biblioteca Marciana. Dove il ricco mercante, ormai anziano, lascia una parte dei suoi averi al suo servo e invita i suoi eredi a rispettare le sue volontà. Ci saranno le mappe e un percorso didattico che ha lo scopo di appassionare i ragazzi alla vita di questo straordinario esploratore e di calarla nel contemporaneo.

«Ci siamo chiesti - dice il professor Curatola - perché mai Marco Polo sia conosciuto in Cina, dove gli hanno dedicato dipinti e statue, e non già a casa sua, a Venezia. Non ci sono ritratti di Marco, nemmeno nel Rinascimento quando il periodo e il luogo erano ideali per una produzione simile».
Neppure una statua
Marco non ha nemmeno una statua che lo rappresenti, mentre in Oriente è un personaggio famoso. Del resto era un mercante e non un letterato. Il suo non è il reportage di viaggio di un chierico o del sacerdote. Non aveva obblighi ideologici e religiosi nel descrivere quello che aveva visto.
Aveva insomma, dice Curatola, «una visione aperta, molto veneziana». E come obiettivo la conoscenza e la divulgazione del sapere. Il veneziano mette per iscritto il know how della mercatura e dell’artigianato orientale del tempo. I tessuti e gli oggetti, i materiali. Di lì a poco Venezia non sarà più solo un luogo di commercio e di importazione dei materiali preziosi, a cominciare dalle sete e dai broccati, ma diventerà luogo della produzione di qualità. Con Marco Polo l’Asia immaginaria acquista concretezza.
Le religioni
Una mostra che prova a spiegare anche il profondo rapporto con le religioni. Gli armeni e l’Islam, la Cina con il buddismo tibetano, il taoismo e il Confucianesimo, l’India.
«Marco vuole far vedere a noi quello che ha visto», spiega il curatore. Una sezione sarà dedicata all’iconografia che ritrae il mercante, litografie e quadri dell’800 che ne immaginano le gesta alla corte di Kublai Khan, nipote di Gengis Khan e signore dell’impero mongolo che dominava l’Asia. Viaggio nella memoria che porta dritto al presente.
Con una visione contemporanea dei viaggi e dei mondi di Marco Polo, la necessità del dialogo tra i popoli, di cui era diventato ambasciatore: «Ho guardato per capire, ascoltato per comprendere e imparato per condividere». «È questo - dice Squarcina - il grande messaggio di attualità che ci lascia Marco Polo».
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