MALASANITA'Mestre, in coma la donna dimessa dal pronto soccorso
Condizioni disperate: si indaga per capire se c’è relazione tra il primo e il secondo malore

MESTRE.
Sono disperate le condizioni della signora mestrina di 69 anni che da lunedì è ricoverata in Rianimazione all’ospedale dell’Angelo: poche ore prima del drammatico malore era stata mandata a casa dal pronto soccorso dello stesso ospedale.
La donna è in coma e le sue condizioni sono considerate gravissime. I famigliari, che fin dall’inizio della vicenda sono trincerati nel più assoluto silenzio, l’assistono.
All’origine del malore ci sarebbe un’emorragia cerebrale, ma quello che è da capire e se possa esservi una relazione tra questa e quanto è accaduto nella giornata di lunedì. La signora, che vive in centro a Mestre, si era presentata al pronto soccorso accompagnata da un parente. Una caviglia gonfia e dolorante e, tra le mani, un’impegnativa del medico di base per una visita angiologica. Il sospetto: una trombosi venosa profonda, ovvero l’occlusione di un vaso importante per un coagulo di sangue.
Per cinque ore la signora ha atteso di essere visitata: gli addetti al triage hanno giudicato le sue condizioni non gravi. Cinque ore dopo, un angiologo l’ha visitata con un esame esterno e ha valutato che non sussistevano rischi di trombosi. Le ha somministrato una fiala di anticoagulante e fluidificante del sangue, e l’ha invitata a presentarsi il giorno successivo per un esame strumentale approfondito, un ecodoppler.
La signora è uscita dal pronto soccorso; un’ora dopo, mentre era in un negozio, ha avvertito un’improvvisa fitta alla testa. Appena il tempo di chiedere aiuto, è arrivata un’ambulanza del 118 ma ormai non c’era più niente da fare. Per quelli che appaiono i sintomi di un’emorragia cerebrale, non ha più ripreso conoscenza.
Esiste una relazione tra la sospetta trombosi e il secondo malore? Quale nesso può esserci con la somministrazione del farmaco?
Secondo gli esperti, gli anticoagulanti sono sempre farmaci a rischio: non sarebbe stata la trombosi il fattore killer, perché se fosse partito un trombo si sarebbe creata un’embolia polmonare e non un’emorragia cerebrale. Considerazioni generali: esami clinici sul caso specifico non sono stati ancora effettuati, l’impegno adesso è salvare la vita della donna e su questo si concentrano gli specialisti. Ma in ospedale sarebbe già in corso una ricostruzione minuziosa delle varie fasi della giornata per individuare - se dovesse essere rilevato il nesso - eventuali responsabilità.
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