Malasanità, muore sotto i ferri Laparoscopia perfora il fegato

Il 63enne veneziano Renato Casarin era entrato in ospedale per un’operazione piuttosto semplice: doveva eliminare alcuni calcoli epatici attraverso una laporoscopia, senza aprire chirurgicamente l’addome. E invece la laparoscopia ha provocato una ferita al fegato, poi l’emorragia fatale
VENEZIA.
E’ morto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Padova dove l’avevano trasportato in fretta e furia dal Santi Giovanni e Paolo dopo un intervento chirugico andato male. Eppure il 63enne veneziano Renato Casarin era entrato in ospedale per un’operazione piuttosto semplice: dovevano eliminare alcuni calcoli epatici attraverso una laparoscopia, senza aprire chirurgicamente l’addome.


A segnalare all’autorità giudiziaria il decesso a seguito dell’intervento chirurgico presumibilmente mal riuscito è stata la stessa Direzione sanitaria dell’Asl 12, anticipando i parenti della vittima, che comunque avrebbero già espresso la decisione di firmare un esposto sulla fine del loro caro. A ricevere la segnalazione dei sanitari è stato il pubblico ministero Stefano Ancillotto, che si è messo immediatamente in contatto con il collega di turno a Padova, città dove Casarin è deceduto in seguito al trasferimento d’urgenza.


Sarà così il pm della città del santo ad incaricare un medico legale per l’autopsia, la quale dovrà chiarire la causa del decesso del paziente veneziano. Già nella segnalazione firmata dal direttore sanitario si parla di un presunto errore durante l’intervento chirurgico in laparoscopia. Cercando di rimuovere i calcoli al fegato, infatti, sarebbe stata provocata una ferita a quell’organo vitale del paziente, che a sua sua volta avrebbe dato il via ad una grave emorragia, difficile da bloccare, visto l’organo compromesso.


Proprio per questo, Casarin è stato trasportato a Padova, nella speranza che i chirurghi della città del Santo riuscissero a fermare la fuoriuscita del sangue, in attesa di un trapianto di fegato, l’unica soluzione che - stando ai primi accertamenti - avrebbe potuto permettere al paziente di sopravvivere. Ma tre giorni dopo il suo arrivo nell’ospedale padovano Casarin è deceduto.


La prima mossa dell’autorità giudiziaria sarà quella di affidare ad un medico legale l’autopsia non solo per stabilire la causa della morte esaminando gli organi vitali, ma anche per leggere la cartella clinica del San Giovanni e Paolo e controllare ciò che hanno scritto i sanitari che hanno eseguito l’intervento in laguna.


Al pubblico ministero toccherà anche identificare i medici che in qualche modo hanno avuto a che fare con Casarin per stabilire non tanto e subito le responsabilità - naturalmente troppo presto per appurarlo - ma per decidere a chi inviare gli avvisi di garanzia in modo che possano difendersi nel migliore dei modi, oltre che nominando un difensore anche scegliendo un consulente di parte, medico legale o chirurgo che esegua le operazioni autoptiche assieme al consulente del rappresentante della Procura. La stessa possibilità verrà data ai parenti della vittima.

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