L’architettura fronte mare, la magia del litorale Veneto d’inverno

L’urbanista Francesco Finotto torna in libreria con «La città delle feste». Reportage d’immagini sulla costa tra Jesolo, Caorle e Bibione

Daniele Ferrazza
Il Bibione Palace
Il Bibione Palace

Le architetture dei litorali hanno un fascino particolare. Ma ancora più singolare è la loro sagoma se osservata nelle notti d’inverno, dando le spalle al mare.

A muovere Francesco Finotto, urbanista e fotografo, non è tanto un feticismo urbanistico ma il desiderio di costruire una narrazione su questi involucri che, d’inverno, sembrano appartenere alla categoria dei non-luoghi. Vuoti, inermi, silenziosi nell’attesa di una nuova rutilante stagione del relax e del divertimento.

Francesco Finotti
Francesco Finotti

Enormi caseggiati più o meno regolari, dalle forme bizzarre e generosi di poggioli, terrazze e verande che si allungano verso la spiaggia.

«D’inverno, di notte, nelle città del Nordest vuote di villeggianti, la rivista di alberghi e condomini che si offrono al mare acquista un sapore fantastico» scrive Finotto nel testo che accompagna questo volume, «La città delle feste» (Antiga Edizioni, 2024), che fa il paio con il precedente «La fabbriche in scena».

Copertina del volume "La città delle feste"
Copertina del volume "La città delle feste"

Due anni di accurata osservazione, notturna e invernale, che ha messo insieme il palcoscenico del frontemare di Jesolo, Caorle e Bibione, con una piccola appendice a Lignano. Un insieme di scatti che raccontano dove finisce la sabbia e dove comincia il mare, che descrivono un’evoluzione architettonica di queste località che hanno accompagnato lo sviluppo turistico del litorale adriatico.

Italo Zannier, che di fotografia se ne intende, definisce «affascinante» questo viaggio, «un brano squillante di belle poetica della fotografia».

Un albergo di via Padova, al Lido di Jesolo
Un albergo di via Padova, al Lido di Jesolo

Perché se la fotografia è certamente l’intelligenza di questo lavoro - gli scatti notturni sono elemento distintivo di Finotto - il cuore è la spiega di un punto di vista in qualche inedito. «Il frontemare di queste città è una successione di belvedere. Una moltiplicazione illimitata di terrazze, di affacci sull’altrove del paesaggio litoraneo» annota Finotto, introducendo una breve storia dei frontemare urbani nell’Europa dei secoli scorsi. Da Lisbona a Trieste, da Bordeaux a Messina.

Caorle, Lungomare Venezia
Caorle, Lungomare Venezia

«Per circa due anni, dal 2017 al 2019, ho cercato la linea del mare. L’ho fotografata a tutte le ore e in tutte le stagioni, con tempi di esposizione molto lunghi, per eliminare ogni contingenza. Poi ho girato le spalle e da dicembre del 2019, ho inquadrato il frontemare con la bassa marea: per primo il Lido di Jesolo, che scaturisce dalla sabbia, come una città carovaniera, mostrando una nudità improvvisa. Infine dall’ottobre del 2020 ho fotografato sistematicamente le facciate, di notte: il buio mi ha consentito di vedere. Ho proseguito fino a primavera. L’inverno successivo sono passato a Caorle. L’anno dopo a Bibione. Mi è parso di cogliere nella muta ripetizione dei prospetti irretiti il riflesso delle tenebre, la notte dell’acqua nera, dove l’angoscia metafisica avvolge lo spettatore sull’orlo dell’abisso interiore».

Un residence in via Treviso al Lido di Jesolo
Un residence in via Treviso al Lido di Jesolo

Il risultato è questo volume che racconta più ancora di ciò che mostra. Come già nel precedente lavoro, in cui l’Autore s’inchinava alle fabbriche industriali (con un libro che ha vinto la 40^ edizione del Premio Hemingway per la Fotografia), questo volume osserva i luoghi dell’ospitalità del litorale più frequentato d’Italia attribuendo loro «una successione ritmica di canti e inni liturgici», da Jesolo a Lignano, «dando forma a un’unica città delle feste, cercando le assonanze, la somiglianza armonica delle immagini messe in sequenza», che si accostano al mare in quella di inspirazione ed espirazione che assomigliano alla marea, che sale per poi scendere, per poi risalire ancora.

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