Lega, Marcato in contropiede: «Basta parlare di terzo mandato»
L’assessore all’Economia: «Zaia ama la sua terra ed è ricambiato, lo vedrei al Quirinale e ci darebbe l’autonomia»
![Roberto Marcato](https://images.nuovavenezia.it/view/acePublic/alias/contentid/1h6ioor58wvy4wbtyv2/0/copia-di-copy-of-image_null.webp?f=16%3A9&w=840)
Sospira, poi alza il faccione e gli occhi celesti lampeggiano. «A tutto c’è un limite, la querelle sul terzo mandato di Luca Zaia è durata fin troppo. Io sono un convinto sostenitore della sua rielezione, ma è tempo di rialzare lo sguardo e iniziare a discutere seriamente di idee e programmi. Il Veneto attraversa una congiuntura economica delicata, il suo sistema della sanità e del welfare richiede un radicale ripensamento, l’autonomia è un sfida vitale, un diritto al quale non rinunceremo mai. Abbiamo responsabilità più elevate di altri verso i cittadini e a otto mesi dal voto non possiamo parlare solo di nomi e caselle».
Sarà un epulone ma è non certo un fariseo Roberto “Bulldog” Marcato, l’assessore regionale e beniamino della base, lesto scagliare un sasso nello stagno del teatrino politico nostrano, ripetitivo sino all’asfissia.
Assessore, prima di parlare d’altro non si sottragga al tormentone, quale scenario elettorale prevede sul versante del centrodestra?
«L’epilogo più probabile mi sembra una coalizione unitaria a sostegno di un candidato leghista, perché sul punto il nostro partito ha finalmente ritrovato entusiasmo e compattezza, fino a spingersi al punto di non ritorno con gli alleati. La Lista Zaia? Dubito che sarà in lizza. Sia Meloni che Salvini sono contrari. Dipendesse da me, schiererei il tridente identitario: Liga, lista del presidente e civica degli amministratori, una garanzia di consenso. Proporrò al direttivo di sostenerla e confido in un sì unanime, questa è la partita della vita, un insuccesso ci condannerebbe al ruolo di comprimari».
Al momento, gli sfidanti dichiarati sono il segretario Alberto Stefani e il sindaco trevigiano Mario Conte. Osservazioni?
«Nella testa di Matteo Salvini c’è senz’altro Stefani. Conte ha indubbie qualità, non a caso nei suoi confronti è in atto una violenta campagna di delegittimazione. Il ministro Nordio che grida all’emergenza ordine pubblico quasi Treviso fosse Caracas, le tv amiche della premier che montano la paura. Per non parlare del fuoco amico».
Magari quello esploso da Giancarlo Gentilini, che ha contrapposto la “sua” città sicura ai pericoli dell’attuale. Chi la spunterà tra i due?
«Mah, non vorrei che a prevalere fosse una candidatura meno scenografica, una figura istituzionale o addirittura d’area. Bisognerà capire se una scelta di incolore, di compromesso si tradurrà in un valore aggiunto. Zaia lo è stato in misura assoluta».
A proposito del presidente uscente: i rumors e le ipotesi si sprecano, che futuro immagina per l’uomo più votato nella storia del regionalismo italiano?
«Se lo conosco un po’, vivrebbe come una diminutio qualsiasi incarico lontano dal Veneto. Qui ha realizzato sé stesso, cementando una popolarità personale straordinaria, ama la sua terra ed è ricambiato. Lo dico? Lo vedrei prossimo presidente della Repubblica, con lui finalmente strapperemo a Roma l’autonomia».
In tema di alleanze, si vocifera di una lista Vannacci a sostegno del centrodestra…
«Finché la Liga Veneta resterò la mia casa, non ci sarà un Vannacci a sostegno del nostro candidato presidente».
Davvero? Eppure, schierato a Nordest per diretto intervento di Matteo Salvini, è stato il vostro europarlamentare più votato…
«Sì, ha preso molti voti. Alle europee noi ci siamo svenati a beneficio di Vannacci e di Fratelli d’Italia, la nostra identità si è sbiadita e siamo stati puniti. Lo dico chiaro: in Veneto riconosciamo un solo generale, si chiama Marcantonio Bragadin».
Ma insomma, lei che vuole?
«Voglio che la Liga torni ad essere il sindacato del territorio veneto, una forza politica post ideologica, né di destra né di sinistra, che difende i più deboli, i malati, i lavoratori, le partite Iva, il diritto del nostro popolo all’autonomia, sancito dalla Costituzione e negato dalla casta. Un partito sul modello della Csu bavarese, niente affatto sovranista ma piuttosto antifascista. Glielo scandisco: an-ti-fa-sci-sta». —
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