L’acqua mai così calda nella laguna di Venezia: ecosistema e pesca a rischio

E’ un’estate drammatica per la pesca, e il granchio blu non è l’unica calamità che colpisce le coste di Venezia e del litorale Adriatico.
A minacciare le industrie ittiche si aggiunge il caldo record delle ultime settimane, che porta a temperature roventi dell’acqua, fino ai 30 gradi, mucillagini che intasano le reti e fenomeni di anossia che uccidono gli organismi viventi.
La mappa dei danni alla pesca è estesa, secondo Impresapesca Coldiretti Veneto si tratta di un «cocktail micidiale» per cui sono a rischio migliaia di imprese venete.
«Non abbiamo mai attraversato un momento così delicato nel quale sta scomparendo una delle eccellenze italiane, quella della molluschicoltura» ha ammesso con amarezza il responsabile Alessandro Faccioli.
La laguna è cambiata e a farne le spese sono per lo più allevatori, pescatori e imprese ittiche del litorale.
«Queste temperature non sono assolutamente nella norma, in acqua si toccano i 30 gradi e in alcune porzioni della laguna superano questi valori: stiamo vivendo una situazione di grande difficoltà» denuncia Faccioli.
Di certo questo è un indice preoccupante che si inquadra negli effetti più dirompenti del cambiamento climatico, che innalza le temperature, stravolge l’ecosistema marino e le specie che lo abitano.
E i sensori sul territorio sono molti, a partire dai ristoratori veneziani, alcuni dei quali denunciano carenze di parte del pescato, come seppioline e cappelunghe.
«Un cambiamento climatico che ha un impatto negativo su tutte le forme di acquacoltura per quanto riguarda i mitili» ha detto Stefano Gilebbi, presidente di Op Mitili, «l’animale non ha più performance fisiologiche sufficienti per rimanere attivo e quindi, sottoposto a lunghi periodi di stress causati da mancanza di ossigeno e alte temperature, sarà destinato a morire e staccarsi». Ma rassicura: «Il prodotto rimane salubre e appetibile».
Gli effetti del caldo record sull’acqua riguardano però anche il seme, quello che si attacca ai substrati del vivaio e dà vita ai mitili, e questo si traduce inevitabilmente con una perdita di prodotto.
E nella laguna di Venezia, addirittura, è forse anche peggio «perché si scalda di più, essendo meno profonda, e soggetta a cicli di marea per cui ci sono dei momenti in cui l’acqua non circola» prosegue il rappresentante dei mitilicoltori, «e a seconda della zona si hanno delle morie anche importanti».
Ulteriore danno sono le mucillagini, che non solo si depositano sulle reti ma che, degradandosi, consumano ossigeno depredandolo dall’acqua. Risulta quindi difficile pensare al futuro, poiché le temperature medie globali sembrano destinate a salire portandoci sempre più lontani dal clima a cui siamo abituati.
E gli effetti sono sempre più tangibili, prova ne è che il caldo, oltre al numero, riduce anche la taglia dei pesci, come dicono alcuni allevatori veneziani di cozze.
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