L’abbraccio a scuola «Lunedì torno fra voi»
CITTADELLA. «Appena siamo entrati in casa si è guardato attorno quasi incredulo. Osservava ogni oggetto come se lo vedesse per la prima volta. Era tardi, così gli ho preparato del latte coi biscotti. Poi è andato davanti al suo computer. E finalmente, esausto, si è addormentato nel suo letto. Dopo cinque mesi trascorsi lontano da casa ha potuto dormire nel suo letto». Il bimbo di dieci anni conteso con ogni mezzo legale dai genitori separati, il cui caso è finito su tutti i telegiornali, si è alzato da poco e continua a riappropriarsi della sua casa, mentre la mamma (nella foto a destra) racconta e commenta con i cronisti la vicenda, e specialmente la svolta delle ultime ore. Mercoledì sera ha saputo che la Corte di Cassazione ha accolto la sua tesi e ha cancellato il provvedimento che ad ottobre le ha tolto il figli, affidandolo al padre e collocandolo in un istituto a Padova. Immediatamente, nonostante il parere contrario del legale che le consigliava di attendere qualche ora, è volata a Padova a riprendersi il ragazzo. E lui le è corso incontro, vincendo l’ultimo tentativo del padre di tenerlo con sé.
È felice la mamma, è orgogliosa della vittoria, la chiama proprio così, si riempie gli occhi del ragazzino che gioca col computer e l’ascolta in silenzio. Ma non ha parole di perdono, anzi: «Lo vede?» esclama «da ottobre ha perso otto chili. Può essere un ragazzo che sta bene? È devastato, perché in quella struttura è stato vittima di continue vessazioni, mi ha raccontato cose oscene. Gli impedivano di parlare. Il bambino si dovrà riprendere, i servizi sociali di Padova stabiliranno un calendario per gli incontri con il padre. Ma ora mio figlio non vuole più sentire parlare di Padova, è tornato nella sua città, vuole riassaporare l'aria di Cittadella e rivedere i suoi compagni di classe». Ieri ha preferito tenerlo a casa, col proposito di stabilire un contatto in mattinata con la maestra. Poi invece ha cambiato idea e insieme al ragazzo ha raggiunto la scuola al termine delle lezioni. «I suoi amici non sapevano nulla degli ultimi sviluppi della vicenda» riferisce sempre la madre «ma quando hanno visto entrare in classe Leonardo gli sono corsi incontro e lo hanno riempito di baci e abbracci. Un momento emozionante, commovente. Lui era frastornato, ma felicissimo, ha promesso alla classe che lunedì tornerà a scuola. La maestra mi ha detto che da ottobre il suo banco è rimasto vuoto, nessuno l'ha mai voluto occupare: è lì che aspetta lui».
La storia di due genitori separati che si contendono il figlio era divenuta un caso nazionale proprio fra quei banchi, il 10 ottobre: lì sono entrati il padre, gli assistenti sociali e i poliziotti per eseguire l’ordine (quello annullato dalla Cassazione) dei giudici di Venezia. Il bimbo doveva essere tolto dalla custodia della madre perché da lei plagiato e indotto a odiare il padre: i sintomi della Pas, disturbo del comportamento controverso perché alcuni specialisti ritengono esista e altri no. Lui si era opposto ed era stato trascinato a forza: fuori la zia riprendeva tutto e il filmato, fortissimo nel contenuto, aveva indignato l’Italia e aperto un dibattito giunto ai massimi livelli istituzionali.
Tutto finito? «Adesso toccherà alla Corte d'Appello di Brescia pronunciarsi, ma questa volta sarà sentito anche mio figlio come è giusto che sia: è grande, maturo, la sua volontà deve contare. Io sono fiduciosa perché ora la strada è in discesa e specialmente nessuno, ma proprio nessuno, deve ora più pronunciare quella maledetta parola: Pas».
Rischiano di esserci delle altre code giudiziarie della concitata serata di mercoledì. La mamma, con altri familiari, si è precipitata a Casa Priscilla, la comunità protetta di Padova che aveva accolto il figlio, per farselo restituire. Lui però non era lì, ma dal padre. La conversazione con la religiosa che aveva aperto la porta sembra però che sia stata tutto salvo che serena. Sono volate parole pesanti al punto che la suora sembrerebbe intenzionata a sporgere denuncia addirittura per violazione di domicilio, ingiuria e violenza privata. Poi c’è stata la corsa a casa del padre, le scampanellate furiose per farsi aprire la porta «lui invece ha chiuso a doppia mandata, ma Leonardo aveva capito che lo aspettavo fuori e appena lui si è distratto ha aperto la porta ed è corso da me, dalla sua mamma». E lui ora cosa dice di suo padre? «Il bambino non parla ora del papà, vuole solo stare tranquillo e riprendersi da questi brutti mesi trascorsi lontano da casa».
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