La testimonianza di Zanon"Ha recuperato la bambina"

Il racconto di Adriano Zanon, uno degli uomini che, insieme a Dragan Cigan, si è tuffato per soccorrere Mattia e Madlena Bianco
JESOLO. «Sono stati attimi di terrore. I bambini in acqua gridavano, un gommone con due piccoli è stato sbattuto contro la dighetta. Ho visto la sorellina del piccolo che ho salvato galleggiare con una ciambella in vita mentre un uomo si sbracciava verso di lei. Forse era Dragan. Mi sono tuffato e ho puntato diretto verso il bambino piccolo mentre la corrente se lo stava portando via. Sono stati metri interminabili, sembrava non finissero più».

Adriano Zanon, 44 anni di Mestre, ha ancora nitidi nelle mente quei terribili momenti vissuti domenica alla foce del Piave a Cortellazzo. Lui è uno dei tre veneziani che si sono buttati in acqua per tirare a riva i bambini portati via dalla corrente, nello stesso momento in cui Dragan Cigan veniva inghiottito dal mare.

Era in spiaggia assieme agli amici Massimiliano Barba e Michele Zardin. «Mentre stavo raggiungendo il bambino, l'ho visto andare sotto una volta. Poi quando gli sono stato a un metro è sparito un'altra volta. Sono riuscito ad afferrarlo e a farlo riemergere. A quel punto mi si è aggrappato alla testa. Avevo il suo torace che mi premeva sulla bocca e sul naso non riuscivo più a respirare perdevo le forze. In quel momento ho temuto di non poter rivedere più mio figlio, di sette anni», continua Zanon. «Ho però trovato la forza di lanciare il piccolo al mio amico Massimiliano e poi grazie a Michele sono riuscito a risalire. Quando i bambini sono stati tutti in salvo ci siamo concentrati su loro. Di sicuro io non avrei mai lasciato mio figlio da solo in acqua, in quel punto ci cono buche e le correnti sono pericolose», sottolinea Zanon che conosce la zona.

«Saranno passati circa dieci minuti da quando i piccoli sono stati portati a riva, quando sento una donna disperarsi. Gridava il nome di un uomo, diceva che mancava suo fratello che non c'era più. In quel momento abbiamo capito che Dragan era affogato: era passato troppo tempo. Abbiano guardato se lo vedevamo, ma purtroppo era sparito all'orizzonte. Credo fosse quell'uomo che si sbracciava verso la ragazzina, la sorellina del piccolo che ho portato a riva io» - ricorda l'uomo. «Quello di Dragan è stato un gesto d'istinto. Un grande gesto. Purtroppo non siamo riusciti a fare nulla per lui».

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