La Punta della Dogana è già al Cubo
Cantiere blindato per i lavori in corso del nuovo museo Pinault. Ultimata la scatola di cemento armato di Ando al centro dell’edificio. Si prevede di finire entro febbraio quando arriveranno anche i mega-obelischi Poi l’allestimento per inaugurare a giugno
Il cantiere di Punta della Dogana
Il cubo bianco di cemento armato di Tadao Ando troneggia già all’interno della Punta della Dogana, con i sui muri di circa 15 centimetri di spessore, che costituiranno la nuova «ossatura» espositivo del museo Pinault, che sta sorgendo rapido e silenzioso in un cantiere blindato cone una fortezza. Il consolidamento statico è concluso da tempo e anche la sistemazione delle capriate. Gli operai della Dottor lavorano in piena tabella di marcia per finire tra gennaio e febbraio la ristrutturazione architettonica e dare poi il via alla corsa agli allestimenti, per inaugurare tutto per il prossimo giugno.
Il progettista nipponico sarà a Venezia il 24 ottobre per un sopralluogo in cantiere - seguito passo passo anche dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia - e soprattutto per chiudere all’Iuav il ciclo di incontri con gli artisti di casa Pinault voluto da Palazzo Grassi proprio sul tema «Aspettando Punta della Dogana». Ma, sorpresa, sul suo progetto Ando sarà blindato come il suo cantiere e parlerà d’altro, a meno che qualche studente di Architettura particolarmente tenace non riesca a convincerlo a tornare sul tema. Perché la scelta di Palazzo Grassi - forse per evitare altre polemiche, dopo le innumerevoli dei mesi scorsi, forse per non disturbare l’operosità del cantiere - è quella di bloccare, per ora visite guidate e anche aggiornamenti sullo stato dell’opera, rimandandoli a cose quasi fatte.
Intanto si lavora alacremente, anche sul tetto, liberandolo dalle tegole, in vista dell’installazione su di esso dei nuovi impianti tecnologici del museo - che l’architetto Ando maschererà nella copertura attuale - perché le norme comunali non ammetterebbero teoricamente volumi che alterino le tradizionali coperture. Non ancora risistemata all’interno la pavimentazione, che vedrà accanto al ripristino in parte di quella tradizionale in trachite, anche l’aggiunta della nuova, in pietra serena, voluta dal progettista giapponese, che lacerà il suo asegno minimalista appunto con il cubo bianco in cemento già realizzato e isolato dalle pareti tradizionali in muratura del complesso seicentesco del Benoni, lasciate intonse.
I mega-obelischi di calcestruzzo alti 11 metri - e rimovibili, sottolineano a Palazzo Grassi, dopo il fuoco polemico legato a essi - arriveranno anch’essi tra gennaio e febbraio, per «segnare» l’ingresso del museo della collezione d’arte contemporanea di François Pinault, in Campo della Salute. E sarà questo l’altro intervento con il marchio di Ando, in una ristrutturazione in parte obbligatoriamente conservativa nei 3750 metri quadri di spazio tra sale espositive e servizi.
Ma innovativa è anche l’apertura di porte in vetro vetro e acciaio lungo i fianchi della Dogana, al di là delle sei navate principali orientate da un lato verso il Canale della Giudecca e dall’altro verso il Canal Grande.
Completamente ingabbiata dai ponteggi, anche per proteggerla, è pure la grande palla dorata dove sarà anche ricavato il belvedere della Punta, con la terrazza collocata sotto la sfera di bronzo dorato. E’ ancora mistero anche su quali opere della collezione Pinault saranno esposte per l’apertura del suo museo, ma si vuole prima capire esattamente la «forma» definitiva dell’intervento di anno per capire come collocare alcuni grandi installazioni che il collezionista transalpino vorrebbe nel nuovo museo.
Alla Punta della Dogana ci saranno comunque un terzo di opere esposte in permanenza, un altro terzo «ruotato» ogni anno e l’ultimo terzo ogni due, per mantenere sempre un’offerta innovativa. Con circa tremila opere, la scelta non manca.
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