La grande fuga dei medici dal pubblico
PADOVA. È quasi un bollettino di guerra, con “perdite” importanti nel campo della sanità pubblica. Sono i numeri di quei medici che hanno scelto di licenziarsi dagli ospedali per andare a lavorare nel privato accreditato oppure in pensione. Una fuga da tutte le aziende sanitarie del Veneto che parla di un malessere diffuso dovuto, spiegano gli interessati, a organici in diminuzione e lavoro in aumento, riposi inesistenti e, come non bastasse, crescenti episodi di aggressione da parte di pazienti arrabbiati. Il tutto nonostante la sanità veneta, come attestato dalla recente relazione della Corte dei Conti, sia al top in Italia. Ma il problema è a monte, nella stretta ai finanziamenti per la sanità pubblica e nelle assunzioni che si fanno col contagocce. A denunciare il fenomeno dei licenziamenti è l’Anaao Veneto, il sindacato dei dirigenti medici ospedalieri. Lo fa dopo la circolare con cui a Rovigo è stata presa una decisione senza precedenti: l’interruzione del servizio di reperibilità notturna e festiva della Direzione Medica. In pratica, da oggi, l’ospedale resta senza “testa” sia di notte che nelle feste. Dietro a questa disposizione, ritenuta da Anaao «un fatto gravissimo», c’è l’improvvisa malattia di un medico e l’impossibilità di sostituirlo.
Ospedale senza testa. La carenza di personale riguarda i reparti, così come le strutture di vertice. Ne è una prova il documento che porta la data del 28 marzo, firmato da Silvia Pierotti della Direzione Medica dell’Ospedale di Rovigo, avente per oggetto la “revisione organizzativa dei turni di pronta disponibilità degli ospedali di Rovigo e Trecenta”. Tre righe in tutto, ma con effetti pesantissimi: a partire da oggi la «turnistica di pronta disponibilità della Direzione Medica non sarà più attiva”. La circolare, indirizzata ai manager dell’ospedale, è stata letta con forte preoccupazione dall’Anaao. «Un fatto gravissimo, senza precedenti», il commento del responsabile, il dottor Adriano Benezzato, «In caso di necessità a chi si dovranno rivolgere i medici? Al portinaio? Se si dovesse verificare un’ emergenza, come un incidente in autostrada, un incendio o un terremoto, chi coordina le attività dei reparti?». Il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Rovigo Antonio Compostella spiega che si tratta di una situazione contingente, legata al problema avuto da un medico in questi giorni. «Non ho ancora dato il mio assenso alla disattivazione della reperibilità», precisa il dg, «Si tratta di una soluzione estrema e valuteremo le possibili alternative. Comunque è una situazione provvisoria».
La grande fuga. Certo è che la circolare di Rovigo ha contribuito ad aumentare il malumore dei medici in reparto, costretti a misurarsi con turni di lavoro sempre più pesanti. Gli effetti di tale disagio sono una fuga dalla sanità pubblica. E l’Anaao snocciola le cifre delle partenze degli ultimi mesi - una quarantina in tutto - nelle diverse aziende sanitarie venete. Eccoli i numeri: 5 anestesisti da Verona; due radiologi da Mestre; due ortopedici (Castelfranco), una diabetologa (Castelfranco), un pediatra (Montebelluna), un anestesista, un pediatra (Conegliano); nella Polesana una reumatologa, una gastroenterologa, un internista, un urologo, un ginecologo, due ortopedici, un otorino, due oculisti, due neurologhi, un anestesista e un medico del territorio; nell’Euganea tre pediatre e due ortopedici (Camposampiero), tre radiologhe (Cittadella), uno psichiatra (Sant’ Antonio Padova); due ortopedici nella Berica. «Sempre più operatori sanitari, se possono, si licenziano per insopportabili e rischiose condizioni di lavoro», lamentano all’Anaao, «La causa? Il definanziamento alla sanità».
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